Quella che da molti viene definita un'inedita e pericolosa ingerenza vaticana nella politica italiana, e quindi una pressione confessionale e oscurantista contro un progresso del nostro paese in tema di libertà, è invece ben altro. E non bisogna paragonare questo passo diplomatico alle battaglie combattute dalla chiesa contro il divorzio e contro l’aborto. Si tratta infatti di una battaglia nuova: per la libertà di pensiero e di parola di chi non vuole nelle sue scuole una giornata contro l’omofobia né rinunciare a dire cosa pensa dell’ideologia molto controversa del gender
Una battaglia che non è – come vorrebbero i suoi detrattori – istigazione all’odio contro gli omosessuali, o i transgender o quanti vogliono essere classificati come fluidi, ma solo libertà di dire che gli esseri umani, tranne una minoranza esigua, nascono o donne o uomini.
Dire questo non significa ovviamente che non si possa poi scegliere il comportamento sessuale, anche in opposizione all’appartenenza biologica. Significa solo poter affermare una verità che è sotto gli occhi di tutti, sostenuta anche da laici e da una parte delle femministe. Significa dire che i desideri trovano un limite nella realtà, e dobbiamo tenerne conto se non vogliamo entrare in una confusione pericolosa e sterile. Questa posizione ferma e chiara ha stupito molti, tanto che si è addirittura sospettata una manovra della curia contro il papa, ritenuto moderno e aperto.
Chi oggi osa un atteggiamento critico contro l’opinione dominante viene subito etichettato come reazionario, ottuso e nemico di chi vuole concedere tutto a tutti. Ma anche se questo fosse possibile, dobbiamo ricordare che libertà significa non solo fare ciò che ci pare, ma anche pensare e accettare confronti con gli altri. Compreso chi pensa che gli esseri umani sono donne e uomini, e non giudica necessaria una giornata contro l’omofobia perché il rispetto si dimostra accettando e ascoltando chi pensa in modo diverso da noi.
La Santa sede, con la sua nota, difende la libertà fondamentale: quella di pensiero. Se manca questa – come ha insegnato Hanna Arendt – si cade nel fanatismo, si accetta la dittatura, si è portati a obbedire a ordini sbagliati. Non vorremmo che questa legge fosse un preludio a un mondo dove tutti sono liberi di fare ciò che vogliono, ma sono obbligati a pensare le stesse cose: quelle definite buone e giuste da un gruppo al potere.