Giù le mani dai vaccini. Massima cautela, massimi controlli su effetti e controindicazioni dei sieri. Con il più rapido e celere intervento per bloccare eventuali lotti a rischio o mal-prodotti e per mettere al sicuro i prossimi vaccinandi. Ma stop a ogni forma di allarmismo, di disinformazione e di terrore che possano minare la credibilità, l’operatività e la prosecuzione della campagna di immunizzazione di massa. Che, semmai, deve essere la più spedita possibile e raggiungere quanto prima il maggior numero di cittadini. Insomma, il caso Astrazeneca non deve diventare un caso e offrire alibi a chi gioca con il fuoco mettendo in discussione la sola arma che abbiamo contro il virus del secolo.
Fanno bene tutte le autorità europee e nazionali a monitorare, giorno per giorno e ora per ora, le conseguenze su ciascuna persona dell’inoculazione di ogni singola dose di vaccino. E fa benissimo il Ministero della Salute a inviare ispettori laddove emergano sospetti, come è accaduto, di possibili (ma tutti da accertare in maniera rigorosa) effetti, anche drammatici, derivanti dalla somministrazione del siero anti-Coronavirus.
E, dunque, nella vicenda AstraZeneca vanno prese, come risulta, tutte le precauzioni che siano ritenute opportune per garantire la tutela della salute dei destinatari del siero. Fino al ritiro di possibili lotti incriminati o, addirittura, alla sospensione delle somministrazioni, se mai fosse reputato necessario.
Ma tutto questo spetta alle autorità sanitarie, ai tecnici e agli scienziati che hanno la competenza e la responsabilità di valutare e di consigliare ai decisori politici i provvedimenti conseguenti da adottare. Non ad altri. Sicuramente non ai tanti addetti ai lavori o presunti tali che discettano da tv e social sulla bontà di questo o quel vaccino.
Guai, insomma, a seminare il panico o a generare forme esplicite o subdole di psicosi collettiva che possano frenare la campagna di vaccinazione, quando, al contrario, il solo, reale, enorme problema da affrontare riguarda la scarsità delle dosi, i ritardi e le inefficienze accumulate nell’attuazione dell’operazione.
Del resto, la più efficace testimone dell’esigenza di mettere le cose nella loro giusta luce è proprio la procuratrice di Siracusa, Sabrina Gambino, che indaga sulla morte del militare Stefano Paternò. "Spero – ha avvisato – che non si crei una psicosi collettiva. Noi agiamo in via precauzionale. Certo è che io mi sono vaccinata ieri con il vaccino AstraZeneca, ho avuto qualche linea di febbre. Ma ora sto bene e sono in ufficio al lavoro". Niente da ggiungere.