Mercoledì 17 Luglio 2024

La rinascita dei whisky australiani

Il rinascimento dei whisky australiani è ormai un fatto acquisito, grazie soprattutto a Bill Lark. Ecco com'è andata e un paio di consigli per la degustazione

Bill Lark – Foto: Lark Distillery

Bill Lark – Foto: Lark Distillery

Nel mondo dei whisky, dove i distillati invecchiano facilmente decenni, un movimento nato da meno di trent'anni può legittimamente essere definito nuovo: ma nel caso dell'Australia la giovinezza si accompagna all'eccellenza e già da tempo le bottiglie lì prodotte sono portate in palmo di mano da esperti e amatori. Il merito è tutto di Bill Lark, che ha preso un'industria sgangherata e l'ha trascinata verso le vette mondiali. LA RINASCITA DEL WHISKY AUSTRALIANO Quando nel 1838 il governatore John Franklin impone un regime di proibizionismo sulla distillazione nello stato della Tasmania, la fama dei whisky prodotti sull'isola è già pessima: un po' perché sono di qualità infima, un po' perché provocano ubriachezza molesta tra i detenuti della colonia penale (primo utilizzo dello Stato dopo l'arrivo dei britannici). Finisce che quando il divieto viene tolto nessuno pensa di riaccendere gli alambicchi: bisogna attendere il 1992 perché Bill Lark decida di rompere gli indugi e di fondare la sua distilleria (Lark Distillery). Inizia da qui il rinascimento del whisky australiano, che nel giro di poco tempo si ritaglia un posto sotto il sole del panorama internazionale. I VANTAGGI DELLA TASMANIA L'idea di Bill Lark non è avventurosa, perché in Tasmania c'è tutto quello che serve a un prodotto di tutto rispetto: fertili campi d'orzo, acqua dolce purissima, paludi di torba e il clima ideale per far convergere tutti questi elementi in un distillato di classe mondiale. Lark Distillery nasce come azienda famigliare e accanto a Bill troviamo sua moglie Lyn e sua figlia Kristy, che diventa una delle più giovani distillatrici al mondo. Velocemente l'impresa si allarga e presto altri australiani iniziano a seguire l'esempio della famiglia Lark, prima fra tutti la distilleria Sullivan's Cove, seconda metà dell'accoppiata che vince la prevenzione degli esperti internazionali e che nel giro di pochi anni colleziona riconoscimenti sempre più prestigiosi nelle kermesse globali. LA SITUAZIONE OGGI Nel 2014 c'erano solo nove distillerie in Tasmania: oggi sono una trentina e, per quanto la produzione sia ancora limitata, se paragonata a quella dei colossi scozzesi o giapponesi, gli amanti del whisky sanno che possono andare a colpo sicuro se acquistano una bottiglia di Lark o di Sullivan's Cove, ma anche di Nant e Old Hobart. Di tutte quelle disponibili sul mercato, il consiglio spassionato è di provare il Beagle Tasmanian Vatted Malt Whisky di Lark e il French Oak Cask di Sullivan's Cove. Leggi anche: - Il vino rosé di Jon Bon Jovi: talmente buono che va a ruba - Parigi: Massimo Bottura apre il refettorio per i poveri - Il gin irlandese fatto con il latte di mucca