Nel prossimo ventennio, in una città di medie dimensioni, un’auto di proprietà condivisa ne sostituirà 10 di proprietà privata, con un utilizzo prettamente urbano. Siamo, infatti, alle porte di una rivoluzione, in transito da una mobilità basata su veicoli grandi che si muovono con combustibili fossili (di proprietà e guidati da persone) a una caratterizzata da veicoli leggeri, elettrici, condivisi e guidati da algoritmi. Si separerà inoltre in modo netto l’aspetto funzionale – soddisfatto principalmente da robotaxi a guida autonoma – e l’aspetto emozionale, associato a una nicchia pregiata di auto che resteranno a guida umana e, in larga parte, di proprietà privata.
È quanto emerge da uno studio condotto dal Politecnico di Milano, basato sulle analisi dei movimenti delle auto degli italiani, registrati attraverso box telematiche (su un campione rappresentativo pari al 10% dei veicoli circolanti), presentati a Milano alla Fondazione Feltrinelli durante il primo forum di ’The Urban Mobility Council’, il Think Tank della mobilità, promosso dal Gruppo Unipol, rappresentato dal presidente Carlo Cimbri, con il Patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e della Commissione Europea.
Il progetto nasce per coordinare stakeholder istituzionali, Università e aziende impegnate ogni giorno per costruire la mobilità sostenibile del futuro: connessa, autonoma, integrata e green. «La transizione energetica in corso – dichiara Stefano Genovese, Responsabile Relazioni Istituzionali di Unipol Gruppo – impatterà su quasi tutti i settori industriali, ma sarà soprattutto nel campo della mobilità che i cittadini vedranno le trasformazioni più notevoli. Cambieranno le fonti di energia per i mezzi, cambierà la relazione individuale con i veicoli: grazie alla tecnologia e all’analisi dei dati sta crescendo velocemente un nuovo ecosistema di prodotti e di servizi.
Il Gruppo Unipol ha investito da molti anni nella telematica di bordo, fino ad arrivare a posizioni di leadership. Per costruire la prossima mobilità è necessario oggi promuovere un dialogo tra l’industria impegnata in questo campo e gli stakeholder, aprendo così un confronto e una proficua collaborazione tra le differenti realtà del settore». La ricerca si è concentrata su due filoni.
Il primo è quello che ha indagato il processo verso il ’Mobility-As-A-Service’, attraverso la tecnologia dell’auto autonoma cercando il modo più efficace per introdurre questo nuovo modello di mobilità. In base ai dati su tale aspetto, in futuro il 20% delle auto private nelle nostre città potrebbe essere facilmente sostituito da auto condivise a guida semi-autonoma, con un rapporto di sostituzione di circa 1:10. La transizione verso il ’MAAS’ è un passaggio obbligato per rendere più efficiente il nostro modello di mobilità, che oggi è essenzialmente basato su un enorme numero (circa 40 milioni) di auto private, usate mediamente molto poco (circa 7.000 Km/anno). Lo studio ha inoltre valutato quali sono le effettive opportunità di elettrificazione a breve termine, individuando le direttrici di sviluppo più rapide ed economiche. A tal proposito, i dati evidenziano che già oggi, anche senza l’uso massiccio delle colonnine, il 20% delle auto in circolazione nel nostro Paese sono pronte a essere sostituite da auto elettriche, in quanto il passaggio all’elettrico non comporterebbe per il proprietario alcuna limitazione d’uso dovuta alla limitata autonomia, e nessun aggravio di costi. «Il big-bang di questa rivoluzione – afferma Sergio Savaresi, professore di automazione nei veicoli al Politecnico – sarà l’automazione del guidatore che spingerà verso la mobilità a servizio che a sua volta genererà il flusso di completamento dell’elettrificazione».
Innovazione, formazione e competenze: nasce il Centro Nazionale
Un parterre d’eccezione pubblico-privato che conta cinquanta attori (25 università e relativi centri di ricerca, 24 grandi imprese tra cui Unipol Gruppo) distribuiti su tutto il territorio nazionale. Un investimento di 394 milioni di euro per i primi 3 anni (2023-2025) con 696 ricercatori dedicati e 574 quelli neoassunti. Sono questi i numeri di un progetto che ha l’ambizione di essere uno strumento reale per la crescita e lo sviluppo del settore della mobilità.
Stiamo parlando del ’Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile’ la cui missione è quella di accompagnare la transizione green e digitale in una ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive.
Una risposta concreta ai bisogni di crescita di un settore chiave per l’economia che da solo si stima raggiungerà un valore complessivo di 220 miliari di euro nel 2030, assorbendo il 12% della forza lavoro. In questo contesto, si inseriscono le istituzioni comunitarie che spingono per il raggiungimento di una mobilità sostenibile secondo le indicazioni del Green New Deal.
Sempre più rilevanti sono i temi legati alla decarbonizzazione, alla decongestione stradale, alla mobilità smart, alla sicurezza di veicoli e infrastrutture, all’accessibilità, all’inserimento nel mercato di nuove professionalità e competenze. Il centro risponde a queste esigenze stimolando la domanda e l’offerta di ricerca, innovazione tecnologica, formazione e competenze. Saranno cinque i vettori del progetto: mobilità aerea; veicoli stradali sostenibili; trasporto su acqua; trasporto ferroviario; veicoli leggeri e mobilità attiva. Il centro sarà strutturato secondo l’impostazione ’Hub&Spoke’, ovvero con un punto centrale a Milano e 14 nodi distribuiti da Nord a Sud, a garanzia di quel riequilibro territoriale alla base delle iniziative indicate dal Pnrr e grande obiettivo di modernizzazione del Paese.