Bari, gennaio 2015 - Parlando con gli allevatori pugliesi l'argomento del giorno non è quello della stagione delle nascite che sta per cominciare, ma la paura che hanno di non veder nemmeno crescere questi puledri: perché nelle ultime settimane c'è stato un aumento dei casi di cavalli abbattuti dai lupi. Non solo puledri neonati: è di pochi giorni fa il caso di un cavallo Murgese di due anni completamente sbranato in una notte.
L'allevamento del cavallo Murgese è eminentemente brado, e le cavalle nella gran parte dei casi vivono libere negli ampi pascoli dell'altopiano pugliese: loro e i puledri sono quindi un obiettivo molto appetito dai lupi, reintrodotti per il ripristino della catena alimentare ma che hanno un po' preso la mano in quanto a presenza numerica sul territorio.
Sia chiaro che a noi i lupi piacciono parecchio: sono animali gregari dalla complessa vita sociale e non è certo colpa loro se non sono vegetariani: ma comprendiamo anche quanto sia duro, per un allevatore, vedere il proprio cavallo sbranato o il puledro che poteva essere una speranza per il suo futuro ridotto a due ossa spolpate sull'erba.
"Il lupo è sempre stato di casa nel nostro Sud" ci spiega Francesco Curci, laureato in architettura e urbanistica oltre che profondo amante delle tradizioni della sua terra, la Puglia "e probabilmente la soluzione verrà proprio dalla storia: l'unica cosa da fare, visto che il lupo è un animale protetto e non si può cacciare, è quella di proteggere i branchi di cavalle con i mastini e i muli. I mastini, abruzzesi per la precisione come da sempre utilizzati nei nostri territori, devono nascere nel branco che proteggeranno poi a costo della loro stessa vita. I muli maschi una volta venivano introdotti nei branchi dai nostri massari nel numero di uno ogni cinque fattrici". Forti come stalloni ma senza pretese maritali sulle cavalle, coraggiosi anche più di un cavallo a causa (o per merito) di quel padre dalle orecchie lunghe con un carattere molto meno impressionabile di quello cavallino, i muli erano quindi le guardie del corpo delle cavalle locali quando ancora i lupi non erano spariti dai bschi pugliesi.
Sta a vedere che quindi dovremo ringraziere i lupi, se ci sarà un aumento di produzione dei questi fantastici ibridi equini? in fondo si vede che è destino: la storia del mulo Martinese è davvero legata a doppio filo a quella del cavallo delle Murge.
Ricordiamo che il mulo Martinese è il prodotto di una cavalla Murgese e di uno stallone asinino di Martina Franca, e che negli anni tra le due guerre mondiali questo particolare tipo di mulo era un importante voce dell'economia locale in quanto apprezzatissimo come bestia da soma per l'esercito, in particolare per l'artigliera da montagna.
Nella fotografia di Alessia Notarangelo potete ammirare Angelica, gentile mula Martinese del Circolo Ippico Monaci che si trova tra Noci (BA) e Mottola (TA).