L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ufficialmente inserito nell'elenco delle nuove malattie il Gaming Disorder, cioè il disturbo patologico legato ai videogiochi, siano essi giocati online oppure offline: a determinare la diagnosi non è il numero di ore dedicate ai videogame, quanto piuttosto il fatto che il gioco assuma le caratteristiche di una dipendenza vera e propria, diventando predominante rispetto ad altri rilevanti aspetti della vita. Insomma, il gioco di per sé non è un problema, nemmeno quando occupa molto tempo: è il nostro rapporto con esso a fare la differenza.
IL GAMING DISORDER È UNA MALATTIA
Senza entrare nello specifico della definizione, che è di carattere medico-scientifico, possiamo riassumere la posizione dell'OMS in questo modo: siamo di fronte a un esempio di Gaming Disorder quando il gioco "ha la precedenza su altri interessi e attività quotidiane" e quando non riusciamo a farne a meno, e anzi ne aumentiamo la dose, "nonostante l'insorgenza di conseguenze negative", fino a compromettere lavoro, salute, benessere famigliare e psicologico.
IL NUMERO DI ORE NON CONTA
Facciamo due esempi, per meglio comprendere di cosa stiamo parlando e per aiutare i genitori a giudicare il comportamento dei figli: gli sportivi professionisti specializzati nei cosiddetti e-sport, cioè coloro che sono pagati per competere in partite di videogame, non possono essere diagnosticati come affetti da dipendenza da videogame nonostante si allenino (cioè giochino) per ore e ore ogni giorno.
Insomma: se giochi dieci ore al giorno per pagare le bollette e questo non ti impedisce di relazionarti in modo sano con amici e famigliari, allora non siamo di fronte a un disturbo. Se invece giochi tre ore al giorno, ma questo ti porta ad abbandonare la famiglia o a perdere il lavoro (o a rimediare sonore bocciature, a seconda dell'età), allora sei affetto da Gaming Disorder.
SI PARTE DAL 2022
L'inserimento del Gaming Disorder nell'elenco delle malattie riconosciute dall'OMS non significa automaticamente che da domani questo disturbo è equiparabile ad altre dipendenze, come ad esempio quella da alcol o da droghe.
Perché lo sia occorre attendere l'1 gennaio 2020, quando entreranno ufficialmente in vigore le modifiche apportate al documento che definisce e classifica questo tipo di malattie. Da quel momento sarà possibile ricevere il supporto che oggi è concesso agli alcolisti o ai depressi, per esempio, con eventuali contributi dei servizi sanitari nazionali ed eventuali coperture assicurative.
Leggi anche:
- Fitness per l'estate 2019, le tendenze. Dallo yin yoga al core conditioning
- Le madri di bonobo spiano i figli che fanno sesso
- La birra belga fatta con le ricette perdute di secoli fa
Giovedì 21 Novembre 2024
ArchivioPerché l'Oms dice che il Gaming Disorder è una malattia