Rio de Janeiro, 6 settembre 2016 - Ferdinando Acerbi è la "new-entry" del team azzurro di dressage paralimpico, anche se vanta un maggior numero di esperienze internazionali rispetto ai compagni di squadra. Con un particolare: il suo palmares risale a vent'anni fa, quando faceva parte della Nazionale di completo.
In questa specialità Acerbi prese parte a sei campionati europei nelle varie categorie (junior, under 21 e infine senior), a due campionati mondiali (l'Aia e Pratoni del Vivaro) e ai più importanti meeting nazionali e internazionali. Nel 1996 il brillante e inquieto cavaliere lombardo - milanese di nascita e bresciano d'adozione- smise con l'equitazione e, attirato da altri sport, cominciò a girare il mondo come skipper e come istruttore subacqueo. Sposato diverse volte, figli, poi quella maledetta immersione… Oggi, dopo vent'anni di lotta durissima contro la disabilità, dopo una riabilitazione che gli ha permesso di rialzarsi in piedi, anche se con il supporto del bastone, si può dire che con la partecipazione alle Paralimpiadi di Rio Acerbi si prenda una rivalsa sulla vita e sullo sport- lui che a quei tempi alle Olimpiadi non andò mai benché inserito per tre volte nella selezione azzurra (Seul, Barcellona, Atlanta).
Nel formidabile Team Italia di dressage paralimpico, notoriamente ai vertici del ranking mondiale e qualificato alle Paralimpiadi già nel 2015, Acerbi ha cominciato subito a vincere con punteggi alti, intorno al 70% dei punti assegnabili, diventando immediatamente una pedina di punta con il suo Quasimodo di San Patrignano, cavallo cresciuto nell'allevamento della nota comunità riminese.
"Tutto è iniziato - ci racconta- portando mia figli piccola a montare sui pony: il suo maestro, Paolo Segolini, mi ha convinto a provare a risalire su un cavallo. Poi Laura Conz, tecnico federale della Nazionale, mi ha telefonato ed eccomi qua".
Nel frattempo che attività svolgeva? "Ho un'azienda che produce tecnologie e software innovativi per disabili"
Che effetto ha provato a tornare in azzurro dopo tanti anni? "Mi ha aiutato l'esperienza passata, ma non sono state tutte rose e fiori".
Però ha cominciato subito a vincere... "Dopo qualche gara nazionale conclusa in modo più che incoraggiante a Mannheim non andai bene, c'era ancora qualcosa da mettere a punto. Ho ricuperato subito dopo, con buoni esiti negli internazionali di Casorate e a Uberhern. Così mi sono qualificato, grazie anche a Quasimodo di San Patrignano".
Il suo partner quadrupede mi pare sia un bel tipetto… "E' un cavallo da concorso completo, che con Chiara Cannavale ha partecipato a diverse prove internazionali. Ovvio che sia un cavallo abituato a correre, e non è stato facile farlo ragionare in rettangolo. Però abbiamo cominciato a intenderci abbastanza presto e penso che possiamo crescere ancora. Perché non ho certo intenzione di smettere dopo Rio".