Martedì 24 Dicembre 2024
GIULIO MOLA
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Eriksen, dall'incubo al sogno 17 mesi dopo. Danimarca-Tunisia è la partita del cuore

Impossibile dimenticare l'arresto cardiaco accusato agli Europei. Ora il centrocampista ex Inter è pronto a prendersi la ribalda Mondiale insieme a Simon Kjaer

Dodici giugno 2021, Parken di Copenaghen. Si gioca Danimarca-Finlandia, partita valida per l'Europeo. A un tratto Christian Eriksen si accascia, il suo cuore si ferma, il terrore arriva in mondovisione. Non ci sono stati scontri di gioco e neppure entrate in scivoloni, no. E' l'inizio dell'incubo. Arresto cardiaco: il centrocampista allora dell'Inter resta immobile sul terreno di gioco, attorno a lui i compagni di squadra disperati, gli avversari con le mani nei capelli, lo sguardo terrorizzato degli spettatori, la disperazione.

Diciassette mesi dopo, quegli interminabili e angoscianti minuti sono un lontanissimo ricordo, perché Eriksen è lì, a giocarsi il suo quarto mondiale. Un sogno inseguito e mai abbandonato, quando neppure i medici ci credevano. Kasper Hjulmand, il c.t. danese, dice commosso: "Christian è il nostro cuore, il nostro battito cardiaco". Oggi quel giocatore ancora amatissimo dal popolo nerazzurro entra in campo con un defibrillatore sottocutaneo. E per la paura non c'è spazio.

Passo indietro. A quel pomeriggio di cinquecentoventotto giorni fa. In quel maledetto minuto quarantatrè Christian senza aver subito alcun contrasto si affloscia sulle ginocchia, gli occhi sbarrati e fissi nel vuoto, la sua sagoma immobile vicino alla linea del fallo laterale, i compagni attorno con lo sguardo perso, lo stadio ammutolito. Ma siccome tutti, anche i campioni del calcio, hanno un proprio angelo custode, ecco sbucare Simon Kjaer, il capitano di Eriksen. C'è da salvare un suo soldato, così il difensore capisce che non c'è tempo da perdere e che deve intervenire subito, correre verso l’amico, aiutarlo e proteggerlo proprio mentre in campo entrano i dottori. "Se n’era andato", confesserà dopo uno dei medici danesi accorso per primo e che di fatto l’ha salvato con massaggio del cuore e defibrillatore.

Kjaer abbraccia la moglie dell'amico, mostrando davvero la forza e il significato del concetto "di squadra", Eriksen invece s’aggrappa disperatamente alla vita. Solo in ospedale, quando Christian si riprenderà e capirà dopo che gli è stato raccontato tutto, il giocatore si rende conto di averla scampata sul serio. Si sottopone subito a un’operazione al cuore per l’installazione di un defibrillatore cardiaco sottocutaneo. Poi torna a casa, inizia un lungo periodo di riabilitazione e riposo. Ma il suo pensiero è solo uno: tornare in campo. In Italia il regolamento non gli consente di giocare con un defibrillatore sottocutaneo, in altre parti d'Europa sì. Saluta e ringrazia l’Inter dopo 60 presenze e 8 gol, riprende gli allenamenti prima allo Stadio Riva IV di Chasso e poi con lo Jong Ajax, entra in buona forma fisica e il 31 gennaio 2022 firma per il Brentford. Il 26 febbraio gli si spalancano le porte del campo quando sostituisce Jensen contro il Newcastle. E a marzo è di nuovo con la sua nazionale, per un'amichevole in Olanda. Eriksen sostituisce Lindstroem all’intervallo con la sua squadra sotto 1-3 e, appena in campo, segna. Dopo soli centoventi secondi. Un miracolo.

Il nastro della vita che si riavvolge, mentre Christian si riprende tutto il tempo perduto. Sogni compresi. Otto presenze e tre gol da allora con la Danimarca, due successi in Nations League contro la Francia. "Ora stiamo sognando in grande. C’è addirittura più fiducia di quando sono tornato", ha confessato nei giorni scorsi il giocatore in conferenza stampa. Per questo Danimarca-Tunisia non è una semplice partita, ma "la partita" di Eriksen. Quella di un meraviglioso ritorno alla vita. "Dal giorno in cui ho detto che sarei voluto tornare in campo, giocare il Mondiale è sempre stato il mio vero obiettivo", ribadisce Eriksen. "Essere in Qatar per me è qualcosa di speciale, anzi sensazionale. Tutto il resto è extra. Questo è il mio slogan ora".

A 30 anni e con ben 117 presenze in Nazionale, Eriksen è pronto a stupire ancora. Sa che gli occhi del mondo saranno su di lui, sa che non ci sono bandiere e rivalità perché uno come lui è un simbolo del calcio. Sa che il suo coraggio può essere da esempio: "Lo adoriamo tutti, è un’ispirazione per tutti" dice Kjaer. Da quell’immagine di compattezza e forza di volontà di diciassette mesi fa e che va ben oltre le qualità individuali riparte la Danimarca. Ci saranno molti di quei calciatori presenti in quel terribile giorno al Parken e che erano in lacrime per il loro numero 10. Ci sarà il capitano a guidare la difesa con Schmeichel, insieme a Delaney e Damsgaard. E ovviamente ci sarà Eriksen. La seconda vita di Christian è già ricominciata da undici mesi, la partita del cuore sta per iniziare. E in qualunque caso sarà un successo.