Mercoledì 15 Gennaio 2025
Rekeep
Archivio

Energia, ma quanto consumano gli edifici pubblici?

Sono altamente energivori, la UE chiederà di ridurne i consumi. Levorato (Rekeep): “Ecco i benefici di un grande piano di riqualificazione”

Le Pubbliche Amministrazioni in Italia sono soggette a spese annuali legate all’energia per circa 8,9 miliardi di euro, di cui oltre il 60% per beni (combustibili, carburanti, energia elettrica) e circa il 40% per servizi energetici integrati (fornitura dei vettori energetici, manutenzione degli impianti tecnologici e interventi di riqualificazione energetica). Lo dimostra uno studio pubblicato da Consip a gennaio 2021 relativo all’efficienza energetica della PA. Questi consumi sono in larga parte legati al grande parco edilizio posseduto dalla PA, cui si aggiungono l’illuminazione pubblica, i trasporti e le strutture di servizio come le centrali energetiche o per il trattamento rifiuti. In Italia, inoltre, oltre il 50% degli immobili, in particolare quelli pubblici, risalgono a prima degli anni ‘70 e necessiterebbero quindi di importanti interventi di riqualificazione energetica e sismica.

Energia, ma quanto consumano gli edifici pubblici?
Energia, ma quanto consumano gli edifici pubblici?

Affrontare il tema dell’efficienza nella PA è particolarmente complesso a causa della vastità e varietà degli elementi in gioco (solamente per quanto riguarda gli edifici, sono da considerare uffici, scuole, ospedali e case di cura, edifici residenziali, strutture sportive, musei, etc.), e della complessità degli iter per arrivare dall’individuazione di una necessità alla sua soluzione concreta. Per il suo altissimo potenziale di efficientamento, la PA potrebbe tuttavia ottenere grandi risparmi per la spesa pubblica e significativi benefici in termini ambientali: interventi sul sistema edificio-impianto (sostituzione dei sistemi di produzione di energia unitamente ad interventi di coibentazione etc.) potrebbero consentire riduzioni delle emissioni e dei consumi fino al 50% negli edifici più vecchi. Il lavoro da fare è enorme, ma esistono strumenti che possono favorire queste iniziative.

Oggi, con la riforma della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD – Energy Performance of Buildings Directive), anche l’Unione Europea sottolinea con forza la rilevanza di un intervento di questo tipo sul patrimonio pubblico, oltre che privato. Obiettivo della nuova EPBD è, infatti, quello di avere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. La direttiva stabilisce, tra l’altro, l'obiettivo del raggiungimento della classe energetica E per quanto riguarda gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dal 2027 e D dal 2030. Inoltre, a partire dal 2027 tutti gli edifici di nuova costruzione del settore pubblico dovranno essere a zero emissioni.

Da ormai oltre un decennio Rekeep, il principale operatore in Italia nel settore del facility management, forte del proprio know-how in ambito energetico e della propria esperienza nella gestione e manutenzione di grandi immobili pubblici, promuove studi, eventi e proposte progettuali, sottolineando quanto sia importante e non più rimandabile un investimento su larga scala finalizzato alla riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico italiano.

“Proprio su questa tematica, già nel 2020, uno studio realizzato per Rekeep da Nomisma ha evidenziato che un programma complessivo di interventi di riqualificazione energetica e sismica sul patrimonio della PA potrebbe costituire una soluzione concreta, sostenibile e virtuosa di transizione energetica, con, peraltro, effetti positivi in termini di PIL, occupazione, riduzione delle emissioni e dei consumi energetici - commenta Claudio Levorato, Presidente del Gruppo Rekeep - A fronte di circa 39 miliardi di euro necessari per la riqualificazione di scuole e uffici di proprietà della PA, si genererebbe un impatto economico complessivo pari a 141,8 miliardi di euro, con oltre 870 mila nuovi occupati e una rivalutazione di valore degli immobili pubblici fino a oltre il 30%, insieme a risparmi energetici quantificabili in 450 milioni di euro all’anno e una riduzione delle emissioni atmosferiche stimata in 934 mila tonnellate annue di CO2”.

Su questo fronte, poi, le imprese private, capaci di mettere a sistema risorse aggiuntive che accelerino gli investimenti, oltre a fornire le competenze progettuali per generare reali efficienze e riduzione dei consumi, potrebbero essere un alleato fondamentale della PA. Una formula contrattuale, tra l’altro, già esiste ed è il partenariato pubblico-privato: una soluzione di collaborazione orientata ad una reale co-obbligazione al risultato, in cui il privato assume la gestione del servizio oggetto di concessione realizzando interventi di efficientamento propedeutici allo svolgimento del servizio stesso. “La PA – spiega Levorato - riconosce al privato un canone inferiore alla spesa sostenuta storicamente dall’Ente Pubblico per il medesimo servizio, generando così un reciproco vantaggio per gli attori coinvolti: il pubblico si garantisce una gestione integrata del patrimonio e i necessari interventi di riqualificazione ed efficientamento, senza aggravi di spesa, mentre il privato rientra dagli investimenti grazie al più elevato livello di efficienza assicurato dai lavori realizzati”.