QUINDICIMILA PERSONE in Italia non sanno di essere sieropositive. Chi segue scrupolosamente la terapia antiretrovirale non è più contagioso, ma si scontra con la diffidenza e i pregiudizi. Manca ancora un vaccino per fermare l’Aids, anche se uno studio che sta per essere avviato anche in Italia potrebbe riservarci qualche sorpresa. Queste le principali criticità nella lotta all’Hiv. «C’è molto da fare dal punto di vista dell’educazione – ha spiegato Massimo Galli, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive (Simit) –, un’educazione sessuale corretta, che rispetti tutti gli orientamenti sarebbe importante. Oggi si infettano giovani uomini che fanno sesso con altri uomini, che confidano nel fatto che c’è una cura, ma anche eterosessuali che ancora pensano che il contagio sia una cosa che non li riguarda. Il virus va cercato anche tra i migranti, senza nessun pregiudizio, soprattutto se provengono da paesi dove ci sono molti casi».
A distanza di quasi 30 anni dalla Legge 135 rimangono ancora questioni irrisolte, prima fra tutte il persistere della diffusione dell’infezione, complice lo scarso, tardivo ricorso al test HIV in Italia e l’evidente caduta d’attenzione sul tema prevenzione. «L’ufficio legislativo del ministero della Salute con il supporto del Garante all’infanzia sta lavorando a uno schema di norma per consentire il test Hiv anche ai minori sopra i 13 anni senza l’autorizzazione dei genitori». Lo ha detto il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri a proposito del piano nazionale per contrastare Hiv e Aids. Sileri ha aggiunto che «è pronto un documento per gli interventi sulla popolazione in carcere che attende il via libera dal Guardasigilli. Durante la detenzione infatti c’è chi interrompe le cure o tace la propria sieropositività». Con le Regioni, «stiamo predisponendo un’unica scheda di segnalazione uniforme per tutto il territorio nazionale, il passo ulteriore sarà «una cartella clinica nazionale, elettronica» e anonima.Per riuscire a eradicare il virus sarebbe utile un vaccino preventivo.
MINISTERO ALLA SALUTE La popolazione a rischio è cambiata Negli ultimi anni si è parlato poco e male di questi temi
In questo senso ci sono speranze su uno studio internazionale, chiamato Mosaico, che arruolerà 3800 persone in otto paesi tra cui l’Italia per testare un candidato che nelle prime fasi ha dato buoni risultati. «Per ora dobbiamo analizzare cosa fa il vaccino, se è ben tollerato e se dà una buona risposta immunitaria – ha spiegato Adriano Lazzarin dell’ospedale San Raffaele di Milano –. Ci si aspetta che questo test riesca a farci capire se e perché funziona e aprire la strada a uno studio più ampio di efficacia». Ormai è imminente la pubblicazione della relazione annuale che il Ministero invia al Parlamento. In Italia l’Aids è sostanzialmente sotto controllo, ma serve più educazione a partire dalle scuole. Per il viceministro alla Salute, negli ultimi anni di questi temi si è parlato poco, male e in luoghi poco indicati a raggiungere la popolazione a rischio, che è molto diversa da quella di 20-30 anni fa.