La popolarità di escursioni e safari fotografici nelle riserve protette impone un riflessione sempre più seria sul loro impatto ambientale. Questo tipo di viaggi, se da un lato ha aumentato la sensibilità dell'opinione pubblica verso le specie in pericolo, dall'altro rischia di turbare i fragili equilibri presenti negli ecosistemi. A tale proposito, fanno da monito i risultati di un recente studio pubblicato su Ecology and Evolution, secondo cui l'afflusso di turisti nella famosa riserva faunistica di Masai Mara, in Kenya, sta mettendo rischio la sopravvivenza dei ghepardi, stressati dalle troppe attenzioni ricevute.
TANTI TURISTI, POCHI CUCCIOLI
La dottoressa Femke Broekhuis, della Oxford University, ha monitorato i ghepardi del Masai Mara dal 2014 al 2017, registrando come, nelle zone più visitate del parco, ogni mamma riuscisse ad allevare fino a raggiunta indipendenza appena 0,2 cuccioli per figliata. Il dato è circa 10 volte inferiore a quello osservato nelle zone a basso turismo, dove da ogni nucleo fuoriescono in media 2,3 giovani esemplari.
GHEPARDI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
Broekhuis ha specificato al Guardian che dallo studio non si evince alcuna connessione diretta tra i safari e la mortalità dei ghepardi. Tuttavia, ha spiegato: "È possibile che i turisti abbiano un effetto indiretto sulla sopravvivenza dei cuccioli, in quanto influenzano i comportamenti dei ghepardi, aumentandone i livelli di stress o riducendone al minimo il consumo di cibo". La ricercatrice ha raccontato ad esempio che, nel corso dei suoi appostamenti, ha visto felini che nel giro di due ore sono stati "accerchiati" da ben 64 veicoli.
SAFARI SÌ O SAFARI NO?
Nonostante i dati di questa ricerca non facciano dormire sonni tranquilli, è altrettanto indubbio che negli anni il turismo naturalistico abbia avuto il merito di creare un circolo virtuoso di denaro utile a proteggere molte specie a rischio estinzione. Per citare uno dei possibili esempi, il parco nazionale dei Vulcani del Ruanda, dove risiede una delle principali comunità di gorilla di montagna del mondo, richiama una quantità di visitatori che frutta allo stato 200 milioni di dollari all'anno. E una grossa fetta di questo denaro viene reinvestita proprio per garantire la salvaguardia dei gorilla e di altre scimmie autoctone.
Lo stato di salute dei ghepardi del Masai Mara mette quindi in guardia sulla necessità di un turismo sempre più responsabile, subordinato a una serie di limitazioni (come ad esempio il numero di visitatori quotidiani), che massimizzi i benefici e riduca al minimo gli effetti dannosi sugli animali.
Giovedì 31 Ottobre 2024
ArchivioÈ ora di smetterla con i safari?