Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO MALPELO
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Coronavirus, ecco perché calano le terapie intensive

Milano, il direttore della rianimazione dell'ospedale Sacco: "Abbiamo meno pazienti gravi, vi spiego le ragioni. Vietato abbassare la guardia"

La situazione sanitaria

La situazione sanitaria

Milano, 12 aprile 2020 - “C'è meno pressione in terapia intensiva, le cure mirate vanno meglio, ma occorre prudenza, la gente deve proseguire l'isolamento sociale, ci vuole disciplina”. Emanuele Catena, 51 anni, guida il reparto anestesia e rianimazione dell'ospedale Sacco di Milano. Tutto il mondo guarda ai risultati di questo gruppo, in prima linea sul fronte Coronavirus.

Direttore, un rallentamento nel ritmo dei ricoveri in ospedale equivale a dire che avete messo a punto una giusta combinazione di farmaci?

“Andiamoci piano, nessuna novità eclatante. Ogni giorno in Lombardia c'è un turnover in terapia intensiva, 50 pazienti lasciano liberi i letti perché vengono dimessi, o perché purtroppo muoiono, altri 50 entrano. Lo spettro resta sempre dietro l'angolo”.

Eppure sembra di cogliere un cauto ottimismo.

“La diminuzione nel ritmo dei ricoveri? Tocca ad altri tirare le somme. Se sarà confermata, lo dovremo a più circostanze concomitanti, ad esempio gli ospedali si sono attrezzati per aprire unità Covid, c'è un'offerta aumentata. Questo lieve trend in calo esiste, lo ammetto, ma potrebbe trasformarsi in un nuovo picco, se abbassiamo la guardia”.

Sui social media rimbalzano le parole di un medico di Pavia che la mette facile: “Non è la polmonite a mietere vittime, è una trombosi a livello degli alveoli. Con antinfiammatori e anticoagulanti le ospedalizzazioni si riducono”. Davvero la Sars-Cov2 diventa un gioco da ragazzi?

“Un messaggio fuorviante, la terapia è stata ottimizzata, manca però quel farmaco miracoloso che si vorrebbe intendere. L'esito favorevole è frutto di un insieme di fattori”.

La gente nel passaparola discute di Clexane e cortisone, commenta nelle news i vostri protocolli, quelli del Sant'Orsola di Bologna o del San Gerardo di Monza.

“Quello che sicuramente anche noi abbiamo notato è che l'infezione da Covid-19 crea una imponente infiammazione sistemica, come altre patologie infettive. Esiste un fenomeno di microtrombosi, nei piccoli vasi del polmone, un sospetto che è diventata evidenza nel corso delle autopsie. Per cui diamo Clexane anche noi, valutando caso per caso”.

Stiamo parlando di eparine, anticoagulanti. L'Aifa dice che entrano nella pratica clinica con evidenze incomplete, che vantaggi offrono?

“Vede, chi ha il coraggio di anticipare i trattamenti spesso viene premiato, penso che Clexane somministrato precocemente quasi come profilassi, nei casi indicati, abbia un suo razionale. È un farmaco diffusissimo, potrebbe aver senso utilizzarlo. Però, attenti, sono scelte che devono prendere i medici, sennò finisce che la gente si mette a prendere farmaci a casaccio, perché purtroppo anche questo succede, ed è sbagliato”.

Quale sarà la prossima emergenza?

“Io penso a tante persone che aspettano una visita o un esame per altre patologie, e che in questo mese e mezzo hanno sicuramente sofferto. Mentre cala il picco, occorre ricordarci dei pazienti oncologici o cardiovascolari in attesa di operazioni che non possono più essere rinviate”.

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