Giovedì 21 Novembre 2024
ELISA SERAFINI
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Concessioni balneari, Salvemini: "Finalmente affermato un principio di concorrenza"

Parla il sindaco di Lecce che per primo propose le gare

Carlo Salvemini, sindaco di Lecce

Carlo Salvemini, sindaco di Lecce

Lecce - Carlo Salvemini, primo cittadino di Lecce, è stato il primo sindaco a promuovere un’azione che ha portato alla riforma delle concessioni balneari, validata pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri. Salvemini aveva respinto l’istanza di proroga delle concessioni balneari al 2033, promossa dal governo Conte I, e richiesta dai concessionari leccesi formulando nei loro confronti la proposta di una proroga tecnica triennale.

“Ci eravamo incaricati di offrire un percorso condiviso, in attesa di una riforma del settore, annunciata dal legislatore, che avrebbe permesso agli operatori di avere un titolo fino al 31/12/2023", acconta Salvemini.  “In attesa della riforma, gli operatori hanno deciso di impugnare il diniego alla proroga e quindi costringerci ad un’azione di fronte al giudice amministrativo e Consiglio di Stato, che ha riconosciuto la legittimità dell’operato del Comune e ribadito l’obbligo di gara dal 1.1.2024”, prosegue.

Sindaco, alla luce della sua azione, come vede il provvedimento del Governo? "Il provvedimento del Governo disegna il futuro di questo settore, da tempo ingessato da proroghe di concessioni demaniali marittime che datano ormai decenni. Finalmente si apre alla concorrenza attraverso procedure pubbliche che consentiranno l’ingresso nel mercato dei tanti outsider finora esclusi". Ha subito faide interne durante la sua battaglia? "Mi sono ritrovato di fronte il consueto e compatto schieramento delle associazioni di categoria dei balneari le quali, legittimamente, difendono gli interessi dei propri associati. Nella mia città ho avuto al mio fianco la maggioranza che sostiene il governo cittadino, composta da realtà politiche progressiste, civiche e moderate, che hanno sostenuto gli indirizzi affidati ai dirigenti amministrativi, i quali, essendo i titolari della firma su eventuali provvedimenti di proroga, avevano per primi avanzato dubbi sulla legittimità delle proroghe del 2033, in contrasto con il diritto unionale e con la giurisprudenza amministrativa e anche penale. Il dibattito politico sul tema ha poi scandito, come è ovvio, diverse posizioni, alcune più radicali, altre più ragionevoli". Come giudica gli elementi integrativi della riforma? "Il provvedimento del Governo ha un carattere fortemente innovativo. Sul tema delle gare introduce per esempio il tema dell’equilibrio nel rapporto tra spiagge libere, spiagge libere attrezzate e stabilimenti balneari, la valutazione delle offerte che perverranno tenendo in considerazione la tutela del paesaggio e la valorizzazione culturale degli ambiti costieri e gli usi plurimi del demanio marittimo sui quali gli aspiranti concessionari potranno esercitarsi nella presentazione delle offerte. Tanti elementi che definiscono il carattere di forte innovazione che può essere impresso a questa fase di cambiamento nella gestione di beni comuni preziosi e fragili quali sono le spiagge italiane". Si sente un pioniere di questa riforma? "Mi sento soddisfatto dell’esito di una vicenda che ha visto il Comune di Lecce protagonista nell’intraprendere per il proprio litorale un percorso innovativo la cui legittimità è stata confermata prima dalla sentenza del Consiglio di Stato e poi, indirettamente, da questo provvedimento del Governo che è fortemente influenzato da quella sentenza. La prima stesura del Ddl Concorrenza, del resto, avvenuta prima del pronunciamento del Consiglio di Stato, non dava indicazioni perentorie". Come mai la politica non ha messo mano e si è arrivati a questa riforma attraverso una via giudiziaria? "Credo che la politica abbia vissuto l'esercizio di persuasione delle lobby dei concessionari balneari che sono molto organizzate, qualificate. Gli esponenti del Governo per prepararsi alla riforma, del resto, hanno incontrato i balneari quasi in forma esclusiva. Se però le associazioni dei balneari sono brave nel loro lavoro, la politica non può mostrarsi debole dimenticando che il demanio marittimo appartiene a tutti. Quello che stento a comprendere è come per tanto tempo non si siano presi in considerazione i diritti, le legittime ambizioni e aspettative di tanti potenziali investitori, soprattutto piccoli investitori, che sono stati tenuti fuori dal mercato a causa delle continue proroghe delle concessioni. La rendita per pochi, per lungo tempo, si è affermata sull’opportunità per tanti. Ora finalmente questo rapporto può essere rovesciato, affermando il principio della concorrenza".