Non so se capita anche a voi ma, con l’incedere degli anni, mi accade più spesso d’interrogarmi sulla vastità del cosmo. Così, col naso all’insù come quando ero bambino, cerco di scrutare, nel cielo della notte, dove l’infinito diventa impenetrabile e troppo grande per essere compreso dalle umane menti. Facile diventa allora l’accostamento: ma è possibile che siamo i soli spettatori a godere di questa meraviglia? Spero a quel punto che il baluginare di un astro riveli presenze amiche, apra nuovi orizzonti alla nostra umanità sempre più logora e stanca della quotidianità terrestre. Poi la mia infantile gioia nel contemplare l’ignoto svanisce e mi ritrovo precipitato nelle magagne d’ogni giorno, dopo aver volato più in alto delle stelle. Adesso che la notizia dell’esistenza di un mondo simile al nostro è stata diffusa dalla Nasa, le mie fantasie sembrano aver trovato giustificazione. La mente torna alle letture che hanno accompagnato la nostra generazione, agli imperdibili romanzi della collana Urania: fantascienza pura, dove i mondi lontani mutavano abiti come l’attore in scena. A volte gli alieni erano amici che accorrevano per salvare il nostro pianeta e altre cercavano d’impossessarsi delle nostre misere – per chi è in grado di conquistare l’universo – ricchezze. Nel trepidare tra le pagine, mi chiedevo allora e ancora mi domando: noi, terrestri impreparati alla sorpresa per presunzione o per ignoranza, quale reazione avremmo dinanzi alla rivelazione certa che non siamo i soli? Osserveremmo dapprima il loro grado di sviluppo per agire di conseguenza? Umili e servili se più progrediti o, se meno evoluti di noi, con la tracotanza usata dai nostri avi contro i nativi Pellerossa nel continente americano?
Forse queste visioni infantili hanno fatto correre troppo la mia fantasia: anche il sistema speculare della stella ‘Trappist-1’ potrebbe rivelarsi deserto e desolato quanto il suolo marziano. Eppure fa bene agli umani misurarsi ogni tanto con ciò che non si può capire perché fuori dalla nostra portata. Ritrovarsi a ragionare come bambini, rivedere da adulti le nostre passioni e le nostre paure, rileggere nella memoria le pagine che hanno lasciato il segno. Fa bene anche, la sera, alzare lo sguardo verso il cielo terso e stellato e capire la nostra risibile dimensione in un bagno di cosmica umiltà.