Giovedì 31 Ottobre 2024
LEO TURRINI
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Olimpiadi invernali 2018, Alberto Tomba: "Abbiamo 4 assi da giocare"

La 'bomba': "Brignone talento puro, ha preso tutto dalla mamma. La Goggia non ha paura di nulla, nemmeno della Vonn. E Paris nelle prove veloci, assieme al vecchio Fill, ha le carte in regola per vincere" Olimpiadi invernali 2018 in tv, orari delle gare (Rai ed Eurosport) e italiani da seguire Olimpiadi invernali 2018, calendario

Alberto Tomba e Federica Brignone (Ansa)

Alberto Tomba e Federica Brignone (Ansa)

Roma, 27 gennaio 2018 - "Onestamente non mi piace vivere di ricordi, ma come faccio a non commuovermi ripensando ai due ori di Calgary? Sono passati solo trent’anni, eh… ". Alberto Tomba è stato un grande Mito sportivo del Novecento italiano. Anche io mi emoziono, quando rimando indietro il nastro della memoria. Eravamo sempre assieme, alle gare. E adesso bussa alle porte una nuova Olimpiade invernale e un personaggio come lui, uno come AT, manca come il pane. Non solo a me, credo.

Olimpiadi invernali 2018 in tv, orari delle gare (Rai ed Eurosport) e italiani da seguire 

Olimpiadi invernali 2018, calendario

"Ma abbiamo atleti interessanti anche nel presente – sospira il cinquantunenne bolognese –. Nel 2014 a Sochi le cose non andarono bene, in compenso stavolta nello sci alpino ci presentiamo con buone gare da giocare. Federica Brignone è un talento purissimo, ha preso dalla mamma Ninna Quario, che era una splendida slalomista mentre la figlia è più forte in gigante. Sofia Goggia non ha paura di niente, nemmeno della Vonn. E Paris nelle prove veloci, insieme al caro vecchio Fill, ha le gambe e la testa per vincere".   UNICA. Tomba ha creato la sua leggenda attraverso l’Olimpiade. Per capirci, fu il primo sciatore in grado di bissare l’oro ai Giochi nella stessa prova. In quasi secolo nessuno ci era riuscito. Nel 1992, quattro anni dopo Calgary, salì al cancelletto di partenza del gigante in Val d’Isere, in Francia, con la consapevolezza di avere addosso gli occhi del mondo. Io lo aspettavo sul traguardo e fu un delirio: sembrava sul punto di cedere alla rimonta del formidabile Marc Girardelli, invece nelle ultime sei porte tracciò linee da alieno.

"Quando mi resi conto di avercela fatta fu come se mi fossi tolto una montagna dalle spalle – mormora –. Era la gara della vita, se l’avessi perso quel treno non sarebbe passato mai più. In un attimo cambiava la mia esistenza, perché l’Olimpiade è unica, ti trasmetti una carica speciale, è un evento infernale, non sai se ci sarà una prova d’appello. Io mi esaltavo nel tunnel della tensione divorante, stavo sveglio la notte ma quando si apriva il cancelletto, giù, smettevo di tormentarmi… ".

Il bilancio è glorioso e clamoroso. Tre ori (i due Calgary’88 e quello appena citato del 1992), due argenti (lo slalom sempre del 1992 e ancora del 1994). Le statistiche insegnano, per capirci fino in fondo, che uno come Girardelli i Giochi non li ha mai vinti. E persino Marcel Hirscher, il Tomba austriaco del presente, sul gradino più alto del podio ci deve ancora salire…

"Hirscher è un fenomeno – mi dice Alberto –. Insieme all’irraggiungibile Stenmark e a Hermann Maier è l’unico ad avere vinto più gare di me in Coppa! Stenmark e Maier li ho avuti come rivali, in momenti diversi della carriera. Con Marcel immagino sarebbe stata una sfida bellissima, non dico che lo avrei battuto, magari però con Tomba in pista faticherebbe di più, non credi?". E credo sì.

NO DOPING. Alberto ha un solo rimpianto ‘olimpico’: Nagano 1998, l’avventura finale, pochi mesi prima del congedo. "Mi feci male nel gigante, quando stavo lottando per una medaglia – rammenta –. Nello slalom andai al via per onor di firma, ancora acciaccato. Ma poche settimane dopo chiusi la carriera con una vittoria a Crans Montana, era il mio modo di salutare. Forse potevo tirare avanti ancora un po’, ma ero stanco, nella testa e non nel fisico, la popolarità era enorme, non avevo più diritto ad una vita normale. Ho detto basta e non mi sono mai pentito".

Sul presente coreano, a parte la scontata passione per azzurri e azzurre ("Sono un tifoso acceso, mai provato invidia per chi è venuto dopo di me, sarebbe bello trovare un ragazzo capace di vincere più di Tomba!"), l’auspicio è che a trionfare sia lo sport pulito, trasparente. "Il doping è una sciagura, dovremmo insegnare ai bambini nelle scuole che chi imbroglia al massimo livello arreca una ferita anche alle loro passioni, alle loro emozioni, perché un campione col trucco trasmette un messaggio catastrofico, anche per la vita di tutti i giorni". Sono passati 30 anni, lo so. E lo capite perché uno così ci manca?