Giovedì 5 ottobre esce nelle sale italiane il film che al Festival di Cannes 2017 ha conquistato il Gran Premio della Giuria, oltre al Premio Fipresci e alla Queer Palm. Stiamo parlando di '120 battiti al minuto' e questo è tutto ciò che possiamo anticipare senza incappare in spoiler.
COS'È
È un film drammatico, di forte impegno civile, che porta su grande schermo fatti realmente accaduti e si rivolge a un pubblico disposto ad assistere a una pellicola che fa commuovere e riflettere. L'esatto contrario di una storia spensierata e leggera, per capirci.
IN CORSA PER L'OSCAR
'120 battiti al minuto' è la pellicola che la Francia ha scelto per tentare di entrare nella cinquina dei candidati all'Oscar 2018 per il miglior film in lingua straniera e sulla carta ha ottime possibilità di farcela: se anche l'italiano 'A Ciambra' verrà inserito dall'Academy fra le nomination, allora sarà forse '120 battiti al minuto' il suo avversario più difficile.
LA TRAMA
Siamo a Parigi, nei primi anni Novanta: l'epidemia di AIDS è ormai un fatto noto da qualche anno, ma continua a non essere affrontato come merita: gli attivisti di Act Up sono determinati a ribaltare questa situazione e a rompere il silenzio generale intorno alla malattia. Nel frattempo, il giovane Nathan si innamora di uno dei militanti più attivi di Act Up.
IL TRAILER
IL REGISTA E SCENEGGIATORE
'120 battiti al minuto' è scritto e diretto da Robin Campillo, 55enne marocchino naturalizzato francese che con questa pellicola firma la sua terza regia e la sua ottava sceneggiatura. La carriera come scrittore per il cinema inizia nel 2001 grazie al film 'A tempo pieno' (diretto da Laurent Cantet), che gli procura la candidatura come miglior sceneggiatore agli European Film Award. Insieme a Laurent Cantet firma anche 'Verso il Sud' (2005) e 'La classe' (2008), e fra un impegno e l'altro esordisce anche come regista, grazie a 'Les Revenant' (2004). Il successivo 'Eastern Boys' (2013, montato sceneggiato e diretto da lui) gli fa ottenere moltissimo credito nel giro dei festival cinematografici e anche grazie a questo '120 battiti al minuto' entra nella selezione principale del Festival di Cannes 2017, dove vince il Grand Prix.
UN FILM MOLTO PERSONALE
Robin Campillo è stato un militante di Act Up cui si è unito nel 1992. A proposito di quell'esperienza e del film che anni dopo ne ha ricavato, Campillo ha detto: "Fin dal primo incontro cui ho partecipato, sono rimasto profondamente colpito all’entusiasmo del gruppo, considerando che quegli anni sono stati i più duri del contagio. I gay che avevano subito inermi la malattia negli anni Ottanta, erano diventati attori chiave nella battaglia per sconfiggerla. La forza del movimento veniva dalle scintille che scoccavano tra gruppi diversi di individui che imparavano sul campo a costruire un discorso e una posizione comune al di là delle differenze".
IL PARERE DI CHI L'HA VISTO
Ci sono due tipi di rischi, di fronte a un'opera come '120 battiti al minuto': che diventi ombelicale e che l'importanza storica e il portato emotivo degli eventi raccontati si mangino la pellicola, facendola diventare un film a tesi. Il fatto che Robin Campillo sia riuscito a evitare entrambe le trappole è la ragione principale dei pareri più che convinti espressi dal pubblico e dalla critica, tendenzialmente concordi nel loro giudizio positivo. Ulteriore elemento di pregio è il fatto che Campillo sia riuscito a restituire la polifonia di voci all'interno di Act Up e l'intensità delle discussioni portate avanti. Unico neo, segnalato da alcuni, è una certa lentezza del racconto.
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Lunedì 23 Dicembre 2024
Archivio120 battiti al minuto, ecco perché vale la pena di vederlo