Lunedì 23 Dicembre 2024

Calamaro gigante emerge in un porto giapponese e ci si stabilizza

Inutili i tentativi per riportarlo verso gli abissi. Alla fine lo sfratto è arrivato grazie al lavoro di un subacqueo

Il calamaro gigante ripreso in Giappone

Tokyo, 30 dicembre 2015 - In una delle rarissime apparizioni davanti a occhi umani di una specie animale tra le più misteriose, un calamaro gigante è emerso nelle acque del porto di Toyama, sulla costa occidentale del Giappone, circa 300 chilometri a nord-ovest di Tokyo: e a quanto pare ci si è trovato benissimo, tanto che per attirarlo di nuovo in mare aperto e restituirlo agli abissi cui appartiene è occorsa quasi una settimana. L'enorme cefalopode, dal colore rosso vivo marezzato di grigio, 4 metri di lunghezza senza contare i due tentacoli maggiori che vanno ben oltre, era stato avvistato da alcuni pescatori alla vigilia di Natale.

Da allora ha preso gusto alla nuova dimora, diventando il beniamino di ricercatori e semplici curiosi, finché oggi l'esperto sommozzatore Akinobu Kimura non è riuscito a pilotarlo verso il largo. Quella dell'intrepido subacqueo giapponese non è stata tuttavia un'impresa priva di difficoltà giacché il calamaro, più che a riconquistare la libertà, sembrava interessato ad approfondire invece la conoscenza con la propria guida: in cui forse per un po' ha anche vagheggiato di aver trovato un boccone bello e pronto.

"Le sue ventose erano così potenti che mi hanno fatto male", ha raccontato Kimura all'emittente televisiva 'Asahi'. "Io stavo cercando di farlo scappare, e lui al contrario mi si avvolgeva intorno al corpo e si avvinghiava al braccio". Alla fine il mollusco comunque ha ceduto e se ne è andato, ma la sua recalcitranza ha almeno permesso a uno studioso di fotografarlo e filmarlo, evento ancora più eccezionale quando si tratti di un esemplare vivo. Per secoli simbolo perfetto del mostro marino, la leggenda del calamaro gigante si è alimentata della sua elusività non meno che delle dimensioni extra-large. Da qualche anno le risalite dai 900 metri di profondità verso la superficie si sono fatte però relativamente sempre più frequenti, e gli scienziati stanno cercando di comprenderne le ragioni: dall'inquinamento acustico al surriscaldamento del mare, fino al rarefarsi delle prede di cui abitualmente si ciba.  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]