New York, 22 settembre 2015 - Lo scandalo sui livelli di particelle inquinanti prodotte da milioni dei suoi motori diesel, che sta affossando la Volkswagen, e non solo, nasce dalla curiosità di alcuni ricercatori specializzati nelle quattro ruote. Il New York Times ha ricostruito i passi dell'indagine: due anni fa l'International Council on Clean Transportation (Icct) - una non-profit la cui missione è "migliorare le performance ambientali e l'efficienza energetica" nei trasporti "per il bene della salute pubblica e per mitigare il cambiamento climatico" - stava conducendo test in Europa per capire la reale performance di automobili dotate di motori diesel "puliti".
Ma i risultati lasciarono perplessi gli esperti del gruppo, tra cui fila militano molti ex funzionari dell'Agenzia per la protezione ambientale americana o Epa, quella che ha formalmente accusato Volkswagen di avere barato, decisero di condurre la stessa analisi su vetture negli Stati Uniti.
Certi dell'esito negativo del test sulle auto europee in un Paese dove gli standard sulle emissioni sono più stringenti. L'Icct unì le forze con la West Virginia University e iniziò la sua ricerca. Per caso due dei tre veicoli a motore diesel acquistati per il test erano del gruppo tedesco. Ma ci volle poco per fare sorgere dubbi tra gli esperti.
E' vero che le condizioni reali di guida sono condizionate dalla velocità, dalla temperatura, dalla topografia e da come il conducente preme sui freni. Ma la performance dei veicoli Volkswagen sembrava piuttosto strana. A confermarlo fu poi il California Air Resources Board (Carb), l'agenzia dello Stato della California preposta a fissare standard sulle emissioni. Essendo venuto a conoscenza dei test dell'Icct, il Carb decise di prenderne parte. Analizzò gli stessi veicoli nei suoi laboratori e l'esito sulle due vetture Volkswagen fu perfetto (il merito, con il senno di poi, fu dovuto al ricorso al controverso software chiamato "defeat device").
Ma quando quei due veicoli furono messi sulle strade della California, le emissioni di diossido di azoto risultarono tra le 30 e le 40 volte più alte dei limiti di legge. Di conseguenza, come emerso dai documenti diffusi venerdì scorso, il Carb e l'Epa iniziarono le loro indagini su Volkswagen nel maggio 2014. Il gruppo auto inizialmente disse di avere scoperto la ragione di tali livelli alti di emissioni e propose un rimedio software. Ma il Carb continuò la sua inchiesta. Il persistere dei suoi dubbi risultò fondato. Gli standard sulle emissioni continuavano infatti ad essere violati, motivo per cui il Carb scelse di condividere quanto scoperto con l'Epa l'8 luglio. A quel punto l'Agenzia per la protezione ambientale minacciò Volkswagen: o risolveva la questione o le autorità non avrebbero dato il via libera ai modelli 2016 dell'omonimo marchio e di quello Audi (una procedura generalmente di routine). Solo a quel punto arrivò l'ammissione del secondo maggiore gruppo di auto al mondo e con essa la grave crisi reputazionale.