Roma, 25 settembre 2015 - La parola d’ordine è: tranquillizzare. A chi telefona dicendosi preoccupato per la propria Golf 2000 Tdi del 2012 (modello a caso tra quelli con motore diesel) i concessionari rispondono dispensando buone notizie. "Non si preoccupi. Proprio ieri dall’importatore ci hanno rassicurato: i modelli europei sono a posto" rispondono alla filiale di Viale Europa, a Firenze. Ma che fortuna. Peccato che il ministro dei Trasporti tedesco abbia appena detto a Fox News che il problema riguarda motori 1.6 e 2.0 di Wolfsburg venduti in Europa. Ma gli ordini ricevuti sono chiari: essere assertivi e far star tranquilli i consumatori. A ogni costo. "È un problema americano, ma se per caso ci riguardasse sarà nostra cura informare i clienti con una raccomandata e effettuare l’intervento, a spese della casa" dicono ad Autocentri Balduina, a Roma.
"I parametri americani – spiegano dalla filiale Volkswagen Soverini di Bologna – sono più severi di quelli europei. E infatti i modelli 2009, che hanno fatto la revisione nel 2013, sono risultati regolari. Avevano le emissioni in regola con la legge. In ogni caso, se è necessario la fabbrica è pronta ad un’azione di richiamo. Come tutti i nostri clienti, la terremo informata". Tradotto: il consumatore non deve fare nulla, può continuare a circolare senza rischiare multe e gli eventuali problemi saranno a carico del produttore.
Da Verona, dove ha sede Volkswagen Group Italia, sono abbottonatissimi. Ma un comunicato pubblicato sul loro sito afferma che "uno scostamento rilevabile tra i risultati di emissione ottenuti al banco di prova e le condizioni di guida reali è stato riscontrato esclusivamente per una famiglia di motori diesel precedenti all’omologazione EU6 e Volkswagen sta lavorando intensamente per eliminare questa deviazione". "Questo processo – aggiunge la nota ufficiale sui siti di tutti gli importatori europei – richiede del tempo. Volkswagen intende farsi carico dei costi per l’organizzazione e l’adozione delle misure tecniche necessarie, una volta che siano state chiaramente individuate".
Di sicuro sui costi dell’operazione nessuno sa dire alcunché. Bisogna vedere se ci si limiterà a sostituire il software incriminato (poche decine di euro), lasciando le emissioni come sono, o se si cercherà di limitarle cambiando la ‘centralina’ (unità di controllo del motore) al costo di alcune centinaia di euro. O se addirittura, come sostiene l’Ansa citando analisti e operatori, si opterà per "una rettifica al pacchetto combustione-scarico" per la quale "non si stima un spesa inferiore ai 5mila euro".
Da parte loro i consumatori sono sul sentiero di guerra. Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti (Federconsumatori e Adusbef) chiedono al governo di verificare "quanti degli 11 milioni di veicoli siano stati venduti in Italia" e al Parlamento di "approvare il ddl di riforma della class action, già varato all’unanimità dalla Camera, perché il testo attuale è una arma spuntata". Dopodichè, promette Lannutti, "i tedeschi dovranno pagare per quel che hanno fatto ai consumatori". Il clima è da caduta degli dei. "In attesa che sia fatta piena luce – attacca Codacons – blocchiamo tutti gli spot tv Volkswagen". Comunque vada, per la casa di Wolfsburg saranno lacrime e sangue. Tra costi legali, sanzioni, danni materiali e d’immagine c’è chi parla di un incubo da oltre 50 miliardi di dollari per il gruppo. Non basterà dispensare pannicelli caldi.