CITTÀ DEL VATICANO, 4 novembre 2015 - LUI VOLEVA diventare il nuovo dominus in pectore delle finanze vaticane, lei la zarina della comunicazione d’Oltretevere. Nella caccia al movente che ha spinto il prelato dell’Opus Dei, monsignor Vallejo Balda e l’ex consulente, Francesca Immacolata Chaouqui, sembrano pesare parecchio anche le ambizioni frustrate dei due ex sodali. Vallejo non aveva mai digerito la mancata nomina come numero due del superdicastero dell’Economia, che riteneva fatta a marzo 2014 e dove invece a sorpresa Francesco gli preferì l’ex segretario don Alfred Xuereb. Da lì il monsignore avrebbe voluto controllare e gestire proprio quel fiume di risorse al centro delle carte, in suo possesso come membro della commissione Cosea, che è accusato di aver sottratto e passato a Nuzzi e Fittipaldi. LA PIERRE calabrese di origine egiziana ambiva invece a usare l’incarico ottenuto nella stessa Cosea, disciolta in modo abbastanza sbrigativo a fine del suo mandato l’anno scorso (dopo anche l’imbarazzante vicenda terrazza) come trampolino verso un altro ruolo, quello di stratega della comunicazione vaticana. Sapeva che lo step successivo, dopo la riforma delle finanze, era quello di riformare i media, una macchina complessa di cui fanno parte la sala stampa, il Ctv, la Radio vaticana, l’Osservatore romano. E lì voleva arrivare, prima a un posto nella commissione che ne ha studiato il riordino. Quindi, una volta avviata la riforma, a un ruolo di portavoce, o media advisor. Una specie di Joaquin Navarro Valls due punto zero che avrebbe fatto il bello e il cattivo tempo nella gestione delle relazioni esterne. Due progetti falliti. Due piani andati in fumo. Obiettivi mancati che avrebbero alimentato lo spirito di rivalsa, fino alle manovre di vendetta. Chaouqui nei mesi decisivi in cui si stavano prendendo decisioni sulla riforma della comunicazione vaticana, faceva filtrare attraverso amici giornalisti che avrebbe preso il posto del portavoce padre Federico Lombardi, che i rapporti con i media li avrebbe gestiti lei. Notizie che non trovavano alcun riscontro all’interno delle mura leonine, dove la riforma si studiava, ma un ruolo in Vaticano della donna, né tantomeno uno così di primo piano, era mai stato preso in considerazione. Le indiscrezioni fatte circolare non venivano puntualizzate, nè smentite ufficialmente per non dare credito neanche lontano a quelle che venivano ritenute «millanterie». Si è visto poi come si è sviluppato il progetto del Papa.
NEL GIUGNO scorso Francesco ha deciso per la creazione di un nuovo dicastero, la segreteria per la comunicazione, che coordinerà tutti i media vaticani e alla guida del quale ha messo un ecclesiastico, l’esperto monsignor Dario Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano. Incurante anche delle decisioni di Francesco, nel suo vasto ambiente di relazioni, Chaouqui continuava ad accreditare l’idea di un prossimo incarico all’interno delle mura leonine dove riusciva comunque a entrare grazie ai suoi agganci mentre l’accesso a Santa Marta le era stato da tempo interdetto. Solo poche settimane fa Chaouqui si prodigava, ad esempio, con una produzione americana che sta girando una fiction sul Vaticano. Aveva preso lei stessa i contatti assicurando che avrebbe fornito permessi per girare le riprese all’interno. Quando la troupe secondo gli accordi presi si è presentata su suolo vaticano telecamere in spalla è venuto fuori che non c’era alcuna autorizzazione. A tanti sembrava solo un’altra delle tante manie di grandezza di un personaggio fuori misura, difficile da contenere ma magari solo esaltato. Fino a quanto emerso con il suo clamoroso arresto.