Firenze, 6 aprile 2016 - Niente arte, ci sono le zecche. In realtà il cartello era assai meno allarmistico: "Chiuso per motivi tecnici". Era scritto così su cinque sale della Galleria degli Uffizi, rimaste interdette al pubblico da sabato pomeriggio fino a ieri mattina. A impedire la vista di numerosi dipinti, fra cui quelle di Perugino, Piero della Francesca, Bellini e Giorgione, sono state le “argas reflexus”, meglio note come zecche dei colombi. A portare i parassiti all’interno del museo sono stati proprio loro, uno dei “flagelli” delle nostre città moderne: i piccioni. Con l’arrivo del caldo, è bastato lasciare qualche finestra aperta per ritrovare gli insetti nelle sale affollate di turisti e far scattare l’immediata chiusura e disinfestazione degli ambienti.
Ad accorgersi della presenza delle zecche è stato lo stesso personale degli Uffizi: "Nel pomeriggio di sabato scorso alcuni addetti alla vigilanza del primo corridoio della Galleria hanno segnalato la presenza di zecche in prossimità della finestra della sala 19", spiegano i responsabili del museo. Dopo aver verificato la situazione, in meno di 20 minuti, la sala interessata e quelle adiacenti, cioè fino alle numero 23, sono state chiuse al pubblico. Dopo una successiva verifica effettuata nella mattinata di domenica, in seguito a cui è stata confermata la presenza dei parassiti solo nella sala 19, è stata decisa la disinfestazione dei locali in tutte e cinque le sale". L’intervento è stato effettuato lunedì mattina, giorno di riposo della Galleria, consentendo ieri di riaprire regolarmente l’intero percorso espositivo alla folla di visitatori provenienti da tutto il mondo.
L'incidente è risolto, ma il problema resta. Perché le decine e decine di finestre e lucernari degli Uffizi continuano a essere assediati da stormi di colombi e piccioni che imbrattano di guano, impolverano di piume e infettano con i loro parassiti. Il guaio è infatti che una volta cadute dai loro ospiti, le zecche possono spostarsi lungo i muri ed entrare all’interno degli ambienti diffondendo, una volta a contatto con le persone, numerose malattie. L’incubo dei pennuti e della loro sporcizia aleggia su tutto il centro storico della città, specialmente in Piazza Signoria. Molte le “vittime” illustri, visto che Firenze è una sequela ininterrotta di monumenti e sculture all’aperto. A nulla sono valsi per ora i dissuasori sui palazzi e il mangime con gli anticoncezionali. Loro, i piccioni continuano a tubare e a moltiplicarsi. Tanto che il nuovo direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, voleva suggerire al vicino di casa, il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’introduzione dei falchi, considerati un ottimo rimedio naturale per allontanare i piccioni.
"Molti provvedimenti sono stati presi per proteggere i nostri monumenti più a rischio – spiega Antonio Godoli, architetto degli Uffizi e responsabile della Loggia dei Lanzi e direttore di Orsanmichele. Ad esempio, nonostante siano all’aperto, il “Ratto delle Sabine” del Giambologna o il “Perseo” del Cellini sotto la Loggia dell’Orcagna sono circondati da sottili impianti elettrificati che allontanano i volatili. Ma l’unico rimedio è ridurne la presenza perché altrimenti non ce la possiamo fare".
La pena è la stessa in tutte le città d’arte. Ne sanno qualcosa a Pisa dove, più che in piazza dei Miracoli, sembra che il problema esista nelle strette strade del centro storico e nell’elegante piazza dei Cavalieri davanti alla sede della Normale. A Siena, poi, neppure il Palio spaventa e allontana da piazza del Campo le migliaia di piccioni che non portano rispetto né alla Fonte Gaia né all’imponente e slanciata Torre del Mangia.