Lunedì 24 Marzo 2025
REDAZIONE SPORT

Pogacar bersagliato con le patatine da uno pseudo tifoso. Colpito anche Vingegaard

Tour de France, lo sloveno allunga ancora sul danese, che scivola a quasi due minuti in classifica

Tadej Pogacar

Roma, 13 luglio 2024 – Di una tappa pirenaica con tre colli compreso il Tourmalet, Tadej Pogacar si fa bastare gli ultimi cinque chilometri: è lì che fa un macello. "Avevamo studiato di vincere allo sprint, così è molto meglio", sorride lo sloveno col ciuffetto dopo aver spedito all’angolo tutti i rivali. A cominciare da Vingegaard, che della nobile compagnia è quello che si difende meglio: è l’unico a incassare meno di un minuto dalla maglia gialla, ma adesso ne ha un paio da recuperare. Come dire: nella settimana delle montagne, per il danese da scalare ce n’è una in più e pure tosta.

È un altro strepitoso giorno da Pogacar, di quelli in cui non si tiene quando si scatena: un po’ come il suo idolo Hulk, che lo sloveno mima mostrando i muscoli sul traguardo. Istinto e forza, come sempre, ma nella seconda vittoria di Pogi in questo Tour, la tredicesima in cinque partecipazioni, c’è anche un bel po’ di strategia di squadra: quando il signore in giallo va all’attacco, davanti ad attenderlo c’è il fido Adam Yates, che lo assiste nella parte più dura della salita finale, perché in quella più morbida Taddeo può cavarsela bene da solo. Anzi, benissimo: è in quei quattro chilometri che l’indiavolato fenomeno, baciato anche da una temperatura meno pirenaica del solito e disturbato da un idiota travestito da tifoso che gli tira le patatine in faccia (Come a Vingegaard del resto), scava il solco sul resto della corsa.

"Sono strafelice: il nostro piano era vincere la tappa, siamo andati oltre. Pazzesco il lavoro dei miei compagni, la vittoria è per loro. Ora si tratta di mantenere questa forma e la posizione in classifica", racconta Pogacar dopo aver confermato la sua attitudine a voler fare la corsa anche quando non ne avrebbe bisogno. A maggior adesso che ha dilatato il margine su un Vingegaard apparso sofferente su pendenze più adatte al rivale: sia stata o meno una crisi passeggera, il danese dovrà chiarirlo oggi, altro viaggio sui Pirenei, stavolta con sei colli, l’ultimo dei quali, a Plateau de Beille, ben più severo di quello che l’ha preceduto.

Mentre Pogacar va a prendersi tutto, alle sue spalle il Tour non cambia fisionomia: piazzamenti e distacchi sembrano snocciolati in base alla classifica. Dove continua a mantenere la posizione Ciccone, ancora quinto di tappa: neanche lui regge l’urto dei primi tre, ma nemmeno va alla deriva, così alla vigilia di un record poco glorioso (non vincendo oggi, il nostro ciclismo taglierebbe il triste traguardo delle cento tappe senza successi) abbiamo ancora un italiano nei primi otto. Succede nel giorno in cui se ne va a casa il campione nazionale Bettiol, vittima del covid, come Pidcock: ultimi di una lista che il virus rischia purtroppo di allungare, soprattutto se i team continueranno a trattarlo come un banale raffreddore.