Roma, 1 marzo 2016 - FORSE aveva ragione Tullio Crali, «aeropoeta» e pittore futurista, che alla cena per l’inaugurazione di una mostra parlava di arte e non solo con i commensali e si riferiva pure alla cucina, intesa anch’essa come creatività (e una cucina futurista è ben nota): alla domanda come mai gli artisti e i cuochi più titolati fossero nella maggior parte uomini, sostenne che «un’opera d’arte, un’opera creativa, è come un figlio e poiché gli uomini non sono in grado di procreare, affidano la loro ‘maternità’ all’arte e perfino alla cucina». Eppure, nella nostra tradizione la regina dei fornelli è una donna, ma poi a essere nominati, stellati, osannati come maestri internazionali dell’arte culinaria sono soprattutto uomini, come quattro uomini sono i giudici terribili di MasterChef. Gualtiero Marchesi, uno dei maestri più ascoltati e chef stellato lui pure, ha comunque sempre dichiarato che il segreto del suo successo, e come lui altri, era avere in tasca la ricetta di sua madre o di sua nonna. E fu ancora lui a dichiarare che il piatto più difficile sono gli spaghetti aglio, olio e peperoncino. Cucinati, ovviamente, dalla mamma.
ORA la rivolta, pacifica, delle donne chef passa attraverso un concorso ideato dalla giornalista lucana Mariangela Petruzzelli: Miss Chef, dove miss è sinonimo di tutto ciò che è femminile, dalla grazia alla capacità di usare gli ingredienti e di presentare, in modo affascinante, i piatti. «Miss Chef – spiega la Petruzzelli – è nato per dare voce alle donne chef professioniste. L’alta cucina, in Italia soprattutto, è un mondo maschile e maschilista. Al concorso partecipano chef rinomate e non: sono ex manager, farmaciste, insegnanti, stiliste che in un momento di crisi dei valori ed economica si mettono in gioco. Raccontiamo le storie di donne che oltre il duro lavoro di chef hanno tempo per loro, la famiglia, i figli. Nel concorso sono nate amicizie e collaborazioni professionali: le chef donne, al contrario degli uomini, si aiutano e rivelano solidarietà tra di loro».
UN ESEMPIO è quello di Lisa Buonocore, napoletana, che grazie al concorso sarà da aprile chef executive in un resort di Matera. Per lei il sorpasso delle donne in cucina ci sarà a breve: «La donna ha talento e classe e secondo me sta superando gli uomini. La cucina ha bisogno di pulizia e la donna è un essere pulito, sensibile, più dei colleghi maschi». Per lei, la cucina «è passione, sorprendere con la fantasia e la creatività, qualcosa di profondo che ha rimpiazzato l’idea di tanti anni fa del cuoco ciccione e pieno di sugo...». Lisa ha vissuto un’esperienza drammatica mentre lavorava a Parigi: era in cucina il 13 novembre, nel ristorante di fronte al pub attaccato dagli estremisti islamici: «Ho vissuto la strage in diretta, mi è rimasto dentro il dolore. Dopo quel giorno ho deciso di tornare in Italia, sono madre e vedova non potevo rimanere lì».
DONNE in cucina crescono. Su otto ristoranti italiani con tre stelle Michelin, due hanno una chef a capo: Nadia Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio, Mantova) e Annie Feolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze). Una giovane stellata che può scalare la classifica è Rosanna Marziale, delle Colonne di Caserta, che fu ospite alla serata finale di MasterChef 4 e da quell’evento ha tratto una spinta particolare. Sul suo sito non lo nega: la comunicazione, la televisione, sono alla base del successo quando, ovviamente, si fa il lavoro con competenza ed eccellenza. Un invito a tutte le donne a uscire dalle cucine di casa e conquistare quelle dei ristoranti. Gli chef maschi sono avvisati.