Lunedì 25 Novembre 2024
ANGELO COSTA
Sport

Giro d'Italia 2016, Nibali è maglia rosa. Lo Squalo è da leggenda

Da Guillestre-Sant’Anna di Vinadio. Vincenzo Nibali ha fatto l'impresa strappando la maglia rosa a Esteban Chaves

Nibali in maglia rosa (Lapresse)

Nibali in maglia rosa (Lapresse)

Sant’Anna di Vinadio (Cuneo), 28 maggio 2016 - Apoteosi Nibali. Davanti al Santuario più alto d’Europa, il siculo completa l’opera: ribalta il Giro e firma un bis che resterà nella memoria, perché la sua corsa a una settimana da Torino sembrava chiusa. Lo fa andandosene sull’ultima montagna della corsa, il colle della Lombarda, lanciato da Scarponi, trovando per strada il compagno Kangert in fuga dal mattino, staccando Chaves in salita e mettendo in discesa i secondi della rimonta.

«Sono davvero felice. Oggi è stata una giornata spettacolare, tutta la squadra è stata grandiosa, a Scarponi devo fare un monumento. Non ci credevo neanche io che ci saremmo riusciti, ma grazie a un grandissimo gioco di squadra siamo riusciti a ribaltare qualunque pronostico. Stavo bene e nel finale ho chiesto a Scarponi di forzare. Senza di lui, Kangert, Fuglsang e tutti gli altri miei compagni non sarei riuscito in questa impresa. Ieri ho capito di stare davvero bene in quota, ero fiducioso per oggi, sul Colle della Lombarda abbiamo scatenato il forcing. Davvero è stata una giornata stupenda e ricca di emozioni», racconta il siculo, abbracciato all’arrivo anche dai genitori di Chaves.

Nibali, racconti questa giornata

«Conoscevo bene la tappa, avevo scalato la Bonette al Tour e sapevo che è lunga e difficile, però penso che il punto chiave sia stato il Lombarda: con me avevo Fulsang e Scarponi, nella prima parte siamo rimasti sotto controllo, non abbiamo preso in mano la corsa, poi dopo i primi 6 chilometri abbiamo alzato il ritmo. Sapevamo che gli ultimi cinque erano i più impegnativi, quando sono partito non mi sono mai girato indietro, io stavo molto bene, anche perché dopo la tappa di ieri ero molto fiducioso e sapevo che superati i 1800-2000 metri di altitudine ero quello che stava meglio».

Ha mai pensato nei giorni scorsi che il Giro fosse finito, che magari si sarebbe ritirato?

«Il momento no è stata la cronoscalata, una giornata davvero terribile, però poi sapevo dentro di me che l’ultima settimana sarebbe stata a favore mio: non nascondo che molti corridori in gruppo e molti amici mi hanno spronato, dicendomi che tutto poteva ancora succedere, anche guardando come pedalavo. Non ho desistito e infatti l’ultima settimana mi è stata favorevole».

Rivincere è più difficile che vincere?

«Sì, assolutamente. Questo Giro è stato molto difficile perché partito da favorito, non era semplice correre con tutti i fari puntati addosso e da punto di riferimento per avversari, forse ho sbagliato a prendere la corsa di petto in troppe occasioni, allora ho corso in modo diverso. L’affetto del pubblico e dei tifosi nei miei confronti è stato eccezionale, quasi da brividi e da pelle d’oca». 

Chaves ha detto che la vita più importante e che oggi ha solo perso una corsa in bici

«Sì, alla fine dopo tutto siamo persone si vince e si perde, però come ho sempre detto in 21 giorni di Giro può succedere tutto. Esteban sta crescendo bene sta diventando sempre più forte. Come avversario non l’ho incontrato molte volte questa è stata la prima, ma già alla scorsa Vuelta è stato protagonista. Nell’ultima settimana ho pensato che per me perdere o vincere non cambiava niente, così ho corso più leggero».

Cosa hai imparato in questo Giro?

«A crederci fino alla fine»

«Oggi è persino meglio»

Ora il Tour.

«Dopo il Giro devo recuperare e allora penserò al Tour, ma c’è Aru che lo sta preparando al meglio e ha una squadra che lavora con lui da tempo. Quello del 2017? C’è ancora troppo tempo davanti».

È più bello vincere così un Giro?

«È la prima volta che mi capita di vincere in questo modo. Ho sempre cercato di difendermi e gestire nelle ultime tappe, invece questo Giro è stato conquistato proprio alla fine».