Calpe, 14 gennaio 2015 - Fino al Giro correrà poco: debutto in marzo, un paio di brevi corse a tappe e la Liegi. Al Giro correrà per vincere: non lo aiuterà la maxi crono di 60 chilometri, lo stimolerà il duello in montagna con Contador. Del suo 2015, Fabio Aru, astro già nato del ciclismo italiano, parla con serenità dal caldo ritiro di Calpe, in Spagna, senza nascondersi le aspettative e senza far promesse: è lo stile di un ragazzo di 24 anni che ha scaldato l’Italia per ciò che ha fatto e per come è fatto. E, soprattutto, per ciò che potrebbe fare.
Aru, cosa ha lasciato nel 2014? «Una stagione importante, un passo avanti sotto il profilo dell’esperienza»
Tradotto? «Due grandi corse a tappe non le avevo mai fatte, lottare con i più forti al mondo mi ha dato una consapevolezza diversa. Me la porterò dentro di qui in avanti».
Cosa ha capito? «Tante cose: da come si fa a dar battaglia ai big alla pressione di correre al vertice, da come ci si comporta nel clima estremo, come la neve e il caldo torrido, a come si gestisce la preparazione per un grande giro».
Dove può arrivare? «Io do il meglio di me, poi vedo. Mi preme migliorare: che l’ultimo anno sia stato più proficuo di quello precedente è già un risultato importante».
Migliorarsi nel 2015 vuol dire... «Ve lo dirò nell’intervista che faremo nel gennaio 2016».
L’anno scorso è andato sul podio al Giro e ha battuto i grandi alla Vuelta: la vera impresa l’ha fatta in Spagna, non crede? «Il Giro, col terzo posto e la vittoria a Montecampione, è stato un grande risultato. Ma la Vuelta aveva il sapore di un banco di prova speciale: si trattava di riconfermarsi, di rifare la preparazione sapendo di aver già fatto bene. Servivano testa e grandi motivazioni. Mi sono allenato tanto, poi in Spagna e ho lottato alla pari con Contador, Rodriguez, Froome: è la cosa che mi ha soddisfatto di più».
Confessi: riguarda mai quelle tappe? «Ogni tanto sì: mentre corri la Vuelta, non hai il tempo di metabolizzare ciò che fai. Lo faccio per curiosità: la voglia di fare meglio c’è sempre».
Ha fatto vacanza? «Una decina di giorni, al caldo. Poi subito in bici».
Anche a Natale? «Specialmente a Natale. Ho passato dodici giorni in Sardegna, mi sono dedicato a famiglia e amici senza mai tralasciare gli allenamenti».
Come ha iniziato l’anno? «Con un trasloco. Sono andato ad abitare a Lugano, con la mia fidanzata Valentina: i primi giorni sono stati impegnativi».
Avrà un vicino di casa pronto a tirarle il collo in allenamento... «Già, Vincenzo (Nibali, ndr). Ci sono abituato, da lui si impara sempre».
Dove ha messo le sue bandierine per questa stagione? «Il Giro è il primo obiettivo. Poi, con la squadra, abbiamo preferito non programmare il resto della stagione: potrebbe essere il Tour come la Vuelta».
Ipotesi: fa centro al Giro e Nibali le chiede di aiutarlo al Tour. Cosa risponderebbe? «Sarebbe un privilegio e un piacere far parte della squadra che correrà il Tour. Vincenzo si ripresenterà in Francia da numero uno: sarebbe una grossa soddisfazione accompagnarlo. Ma è presto per decidere: ho solo 24 anni, non c’è fretta».
Aru, cosa promette ai tifosi? «Sapete bene che non prometto mai nulla se non il massimo impegno. Voglio cercare di fare meglio del 2014: se riuscirò a far appassionare al ciclismo qualche persona in più, sarò ancora più contento».