Domenica 30 Giugno 2024
ANDREA MARTINI
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Venezia, Plummer giustiziere novantenne. La Shoah è un thriller della memoria

Egoyan: "Un film perché i giovani non dimentichino l'Olocausto"

Atom Egoyan a Venezia (Ansa)

Atom Egoyan a Venezia (Ansa)

VENEZIA, 15 settembre 2015 - CI VOLEVANO due grandissimi vecchi, due seconde linee di Hollywood insignite dell’Oscar per ridare un po’ di vigore a una Mostra giunta esangue agli ultimi giorni. Gli ultraottantenni Christopher Plummer  e Martin Landau (con l’aiuto dell’appena più giovane Bruno Ganz) illuminano l’ultimo film di Atom Egoyan che da molto tempo mancava il bersaglio. “Remember” è un thriller della memoria: quella antica della Shoah ma anche quella che manca al protagonista Zev, affetto da demenza senile e quindi costretto a portarsi dietro una lettera in cui è appuntato il da farsi momento per momento. Per l’armeno canadese Egoyan la memoria è il soggetto di sempre.

«LA COMBINAZIONE tra memoria e dramma è ciò che mi ha attratto della sceneggiatura di Benjamin August, un americano che vive in Vietnam: in genere - racconta Egoyan - i personaggi senza memoria per vecchiaia e per demenza senile non sono protagonisti e tantomeno compiono un lungo viaggio come Zev novantenne, ex internato a Auschwitz che cerca attraverso gli Usa chi sterminò la famiglia con l’intenzione di fare giustizia. Ci sono molti film simili (“This Must Be the Place” ndr) ma non esattamente uguali. Il mio sarà uno degli ultimi film in cui possiamo raccontare l’Olocausto utilizzando personaggi di finzione credibili e plausibilmente ancora vivi. La cosa per me più importante è che i giovani vedano questo film e non dimentichino quello che è successo. In Usa la memoria del nazismo è più labile che in Europa».

MOTORE della pellicola è l’empatia che lo spettatore prova nei confronti del vecchio protagonista e la conseguente suspense legata alla sua missione. «È un personaggio senza memoria che vive solo al presente e quindi sembra sempre in pericolo, per questo il film procede come fosse un thriller, seguendo un filo di tensione costante. Solo in seguito scopriamo che il suo è in realtà un trauma che riguarda la rimozione di Auschwitz», prosegue il regista.

MARTIN LANDAU, l’uomo che abbiamo conosciuto come sadico persecutore di Cary Grant sulle gigantosculture del monte Rushmore in “Intrigo Internazionale” non è a Venezia per ragioni di salute; c’è invece Christopher Plummer, il simpatico cattivo di memorabili pellicole, anche se in modo virtuale, attraverso una videoconferenza. «Ho provato a recitare nel modo più semplice possibile. Zev è un uomo molto comune, semplice, colto e intelligente, ma conserva dentro di sé un mistero profondo: ha tenuto talmente a lungo una maschera da divenire un altro uomo. La sua mancanza di memoria mette sullo stesso piano il lontano passato e la perdita della moglie che risale solo a una settimana prima. Leggendo la sceneggiatura ho subito capito che si trattava di una favola contemporanea aperta a molte interpretazioni». A Ganz l’ultima battuta: «Sto facendo tanti film sul Terzo Reich e sono un po’ stufo della storia tedesca, ma bisogna raccontarla».