Sabato 6 Luglio 2024
ANDREA MARTINI
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Un mondo fragile, Acevedo: "Nel film una terra sfigurata da un'idea insensata di progresso"

Il regista colombiano: "In questo mondo fragile solo il potere dell'amore e del perdono ci possono salvare"

Il regista Cesar Acevedo (Lara Ferrari)

Il regista Cesar Acevedo (Lara Ferrari)

San Sebastian, 23 settembre 2015 -  A trent’anni César Augusto Acevedo mostra la tranquilla saggezza dell’autore maturo e si esprime con la precisione di chi sente con passione l’argomento di cui parla.

Nel film si respira insieme al fumo della canne bruciate il rimpianto per una civiltà contadina che sembra sulla via del tramonto anche in Colombia “E’ vero molti degli sterminati campi del paese sono oggi incolti. Sono vuoti e destinati a morire. Conoscenze ancestrali e secoli di cultura rurale stanno per cadere definitivamente nell’oblio. Ma nel film non c’è rimpianto; c’è piuttosto la volontà di resistere e porre davanti ad una riflessione obbligata una società che non vuole riconoscere la propria indifferenza. La fotografia della famiglia insieme alla casa contadina e all’albero che la difende deve essere messa a confronto con lo scempio della natura e dei valori contadini. Non tutto è ancora perduto ma occorre presto dissolvere quel fumo di canna che brucia se vogliamo ancora sperare.”

Quindi è  possibile anche per paesi come la Colombia avere fiducia in un mondo migliore? “Vivere è già un atto miracoloso. In questo mondo fragile le nostre esistenze sono messe in pericolo costantemente  e solo il potere dell’amore e del perdono ci possono salvare. A patto di non continuare a distruggere il pianeta in cui viviamo e quella terra che ci ha permesso di vivere per millenni”. 

La vecchia moglie del protagonista rappresenta l’attaccamento alle origini, al luogo della sua vita, alla terra che pure brucia intorno a lei “La donna è spesso il motore della famiglia. Anche il marito sotto il peso della colpa di essersi allontanato cerca il riscatto tentando di  proteggere ciò che rimane della famiglia; ma la donna ha fatto un’altra scelta. Il suo sacrificio e il suo altruismo nascono dall’amore per il figlio, per il nipote e persino per la nuora. Ma capisce che la sua esistenza è soprattutto legata a quel luogo, a quella terra: luogo e terra che tuttavia non hanno lo stesso valore per gli altri. Per lei l’impossibilità di rinunciare al passato è un atto di resistenza e di fede che dà senso alla sua vita.”  .

L’idea di progresso esce sconfitta. “La mia volontà era mostrare una terra sfigurata da un’idea insensata di progresso, che non esita a sfruttare gli individui per un semplice avidità di denaro. Ho scelto simbolicamente con la pioggia di cenere di mettere in scena un paesaggio pieno di segni di distruzione e di morte che i dialoghi non avrebbero potuto esprimere. Tutti noi cadiamo in errore accettando con indifferenza quel progresso che non mostra scrupoli nello sfruttamento degli uomini e della natura”.