Sabato 6 Luglio 2024
PIERO DEGLI ANTONI
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Buon compleanno Massimo! Le battute più belle di Troisi

L'attore napoletano avrebbe compiuto oggi 63 anni

Massimo Troisi in "Ricomincio da tre"

Massimo Troisi in "Ricomincio da tre"

Napoli, 19 febbraio 2016 - Avrebbe compiuto oggi 62 anni Massimo Troisi, uno dei comici - ma comici è forse riduttivo - italiani più importanti. Troisi apparteneva a quella felice generazione di umoristi televisivi usciti dalla fervida fucina di Non Stop, varietà televisivo di Raidue che, tra gli altri, aveva portato alla ribalta Carlo Verdone. Troisi era nato con il trio della Smorfia (Lello Arena e Enzo Decaro) ma poi aveva preso una strada tutta sua. L'esordio cinematografico, fenomenale, era avvenuto nel 1981 con "Ricomincio da tre", un film che ha sovvertito i canoni della comicità italiana, e napoletana in particolare. Da una tradizione partenopea fatta di giochi di parole, mimica esagerata, maschere caricaturali, Troisi era passato ad una fatta di sottintesi, di sottrazioni, di surrealismo. La sua battuta più famosa, che dà appunto il titolo al suo primo film, e che ancora oggi, a 34 anni di distanza, viene usata nei titoli dei giornali, è  simbolica della sua capacità di contrastare l'ovvio, di contraddire la banalità. «Ma perché devo ricominciare da zero? Tre cose mi sono riuscite nella vita, e ricomincio da tre». Troisi riusciva a scardinare il pensiero comune, a ribaltarlo, a rovesciarlo mostrandone le cuciture. Nel suo penultimo, sottovalutato, film, «Credevo fosse amore invece era un calesse», riesce persino a prendere in giro il più intoccabile dei tabù, la cultura. «Io non leggo mai, non leggo libri. Perché? Pecché io so' uno a leggere, loro sono milioni a scrivere!». E ancora: «Ma tra un giorno da leoni e cento da pecora, non si potrebbero fare cinquanta da orsacchiotto?»

Della tradizione napoletana, e da De Filippo in particolare, Troisi aveva preso la lingua partenopea, addolcendola con il miele dell'italiano, fondendola in un impasto che ne conservava la musicalità ma allo stesso tempo la rendeva comprensibile a tutti gli italiani, dalla Sicilia alla Val D'Aosta.

Poi era venuto "Il Postino di Neruda" (protagonista e coregista con Micahel Radford, 1994, anno della sua morte), dove era emersa la sua vena malinconica e struggente, romantica e crepuscolare, fino a quel momento sottaciuta, e il cupo presagio di una fine che si stava avvicinando e di cui era pienamente consapevole. Non per niente uno dei suoi migliori amici era Pino Daniele, e non solo per un fatto di comunanza geografica: entrambi sapevano di essere malati di cuore, consci della possibilità che da un momento all'altro qualcuno scrivesse il punto fermo alla storia delle loro vite. Ma in un giorno come questo ci piace ricordarlo nel suo film più strepitoso, «Non ci resta che piangere», insieme a un altro talento incommensurabile come Roberto Benigni, due attori straordinari, due geni assoluti riuniti per la prima e unica volta, forse l'ultimo esempio della tradizionale commedia all'italiana, capace di graffiare, far riflettere, ma anche forse soprattutto ridere senza perdere per strada buon gusto e intelligenza. Buon compleanno Massimo.