Sabato 6 Luglio 2024

Il cuore di Peter Pan

di Silvio Danese

Silvio Danese

Silvio Danese

QUANTI EXPLOIT memorabili ci lascia nelle orecchie (con i suoi bravi doppiatori tra cui Gigi Proietti) prima ancora che negli occhi questo miracoloso comico di cuore malinconico, fragile e un po’ surreale come Buster Keaton, energico e trascinante come Benigni, con una soprendente capacità di moderazione, lancio, contenimento e rilancio dei suoi personaggi: «Io sono quello che sono, sono Braccio di Ferro», marinaio canterino con la pipa bianca di Popeye per Altman, che 35 anni fa capì al volo il talento spaccone, ma anche sensibile e introverso, di quel mento a punta in corpo tozzo; «Goooooood Morning Vietnam», e con il grido radiofonico di Williams, disc-jockey nel napalm di Saigon, si partiva finalmente per un viaggio diverso, post ‘M.a.s.h’ e pre Kubrick nell’America che lavava le ferite della guerra al cinema, scoprendo, oltre una certa follia militare, oltre Rambo, una vitalità critica assai divertente e informata; e «Capitano, oh mio capitano», l’inno, ma anche invettiva contro i castratori di poesia, che i ragazzi di «L’attimo fuggente» gli lanciano in piedi sui banchi di scuola, icona di una rivincita romantica che, scelta di casting perfetta del regista Peter Weir, brillava negli occhi di Robin Williams per sua natura e per storia personale artista colto e sensibile; ma ci vogliono anche gli occhi (con le orecchie rigorosamente in lingua originale, con quella vocalità da isteria controllata) per riprendere un’altra icona della commedia americana fine secolo by Williams, la sua faccia con la maschera siliconata di Mrs. Doubtfire sollevata, nel ristorante delle rivelazioni, mentre con occhi rammaricati e pieni d’amore dice ai suoi figli increduli: «Ciao gioie, sì, sono io».

SEMPRE lui Popeye, il prof Flubber dalla gelatina verdastra ecologica e il prof di storia medievale di ‘La leggenda del re pescatore’, il Patch Adams della terapia della risata e Peter Pan, ‘il’ Peter Pan nel taschino nascosto di Robin Williams, che a ogni apparizione toglieva un po’ di peso alla faraonica mediocrità di questo meno grande Spielberg. Oberato da depressione, alcol, separazione e debiti, dice addio. Mah. Allora salutiamolo con la sua battuta, amara, pochi giorni fa a un amico: «Il divorzio è costoso, ti svuota il cuore attraverso il portafoglio». Quanto cuore, Robin.

di Silvio Danese