Martedì 2 Luglio 2024

"Alaska", il morto di fame e la top model. La ricchezza non basta per la felicità

Fortuna, disgrazia e arte di cambiare in “Alaska” di Cupellini

Elio Germano, protagonista di “Alaska” con Astrid Bergès Frisbey (Olycom)

Elio Germano, protagonista di “Alaska” con Astrid Bergès Frisbey (Olycom)

Andrea Martini

Roma, 24 ottobre 2015 - CONOSCERSI per caso sul tetto di un grande albergo di Parigi. D’un tratto sentirsi vivi, anche se fragili, e ricercare ossessivamente insieme la felicità. Un romanzo di formazione? Un’educazione sentimentale? Tutti e due, ma alla maniera frenetica e viscerale del cinema italiano di oggi, di cui Claudio Cupellini (“Lezioni di cioccolato”, “Una vita tranquilla”, ma anche molti episodi della serie tv “Gomorra 2”) è un esponente di punta. Il film, presentato ieri nella selezione ufficiale della Festa di Roma, si chiama “Alaska” ma è ambientato tra Parigi e Milano, intese come città della moda ma anche della possibile rapida ascesa sociale.

Il cameriere italiano nervoso come sa essere Elio Germano e la sbandata aspirante modella della banlieue parigina (Astrid Bergès Frisbey) hanno appena il tempo di presagire la possibile felicità. Il giorno stesso dell’incontro Germano finisce in carcere per aver aggredito un facoltoso cliente dell’hôtel e niente farebbe presagire che due anni dopo, all’uscita dalla Santé, potesse trovare ad attenderlo una vera top model.

ELIO Germano innerva il film con il suo talento che fortunatamente conserva sempre traccia della vecchia grezza naturalità. «Viviamo in un mondo che ci fa credere che la felicità corrisponda al raggiungimento di un obiettivo, che sia una questione di affermazione. La ricchezza è sempre a danno di qualcun’altro. Nel film i personaggi scoprono che la felicità risiede invece in quello che riesci a dare piuttosto che in quello che prendi dall’altro».

L’ex cameriere “morto di fame”, come viene apostrofato dagli amici della modella, e la ragazza che sente il profumo dei primi lauti guadagni, non hanno niente in comune se non la promessa di desiderio e di gioia impliciti nel frammento di beatitudine di quel primo lontano giorno trascorso insieme. Ma non è detto che quel sentimento forte che li lega si possa esprimere a, distanza di tempo e di scala sociale, in modi e tempi comuni.

In “Alaska” le vicende parallele dei due giovani protagonisti, che si scioglieranno con un’ imprevedibile inversione di destini, occupano uno spazio tempo – cinque anni, durante i quali entrambi conosceranno, gli abissi più neri della disperazione e le vette più dell’affermazione personale – che sarebbe stato forse più adatto alla dilatazione della serie tv che non alla sincopata scansione cinematografica.

SALITA e discesa , fortuna e disgrazia, amore e gelosia si dipanano infatti in modo compulsivo e qualche imperfezione nella sceneggiatura è il prezzo da pagare.

Sembra ammetterlo anche lo stesso Cupellini: «Attraverso le varie fasi temporali assistiamo a grandi cambiamenti e il personaggio di Germano passa da un atteggiamento aggressivo, quasi animalesco, ad una maturazione che lo porta a diventare prima un proprietario di locale e dopo il direttore di un albergo».

Germano ricorda di essere stato impressionato dalla sceneggiatura, tanto da accettare all’istante il ruolo: «L’importante per me è fare dei personaggi vitali. E poi riuscire a farli vivere e respirare; e questo lo era».