Rio de Janeiro, 5 agosto 2016 - Olimpica. In tutti i sensi. Per la serenità che trasmette. Per la sensazione che ha addosso: forse questi sono i Giochi della maturità. Senza mai smettere di nuotare, Federica Pellegrini è diventata una donna. L’adolescente brufolosa che stupì il mondo con l’argento di Atene, dodici anni fa, non c’è più. Così come in un angolo della memoria sta confinata la irrequieta signorina che si mise l’oro al collo a Pechino, nel 2008. Per tacere della nervosissima campionessa affondata tra le onde della delusione a Londra nel 2012.
«Adesso sono solo felice con me stessa - sospira la Divina delle piscine - portare la bandiera alla cerimonia inaugurale lo considero un onore, non debbo prendermi rivincite, sono sicura che sarà una bella esperienza, sarà un ricordo da conservare”. Con la saggezza di chi ormai ne ha viste tante, Federica ha la consapevolezza di essere un simbolo. Ha fatto la storia, ha attraversato le generazioni, le avversarie di Atene hanno tutte smesso e lei sta ancora qua. Non da comparsa, le attribuiscono ancora chances di medaglia e già questo rende l’idea di una grandezza che non passerà. «La verità è che io sono un’emotiva, lo sono sempre stata e per questo in carriera ho anche perso gare che avrei potuto vincere - sospira - soprattutto sui 400 stile libero, una gara che ho sempre amato poco, io preferisco i 200 perché sui 200 devi sommare la velocità alla resistenza...».
Forse questa Olimpiade brasiliana, da aprire sventolando il tricolore, sarà l’ultima o forse no, la Pellegrini ha costruito il suo mito anche sullo stupore che suscita, a suo modo trattasi di soggetto originale, le piace sorprendere. Non meravigliatevi se dopo Rio la ritroverete ancora in vasca, alla signorina garba la meraviglia altrui.
«Il fatto è che io sono timida, pochi ci credono e allora c’è chi mi giudica scontrosa, antipatica. Invece tutto deve essere ricondotto al mio carattere, perché le persone che mi conoscono bene sanno che non sono ostile al prossimo». È vero anche questo, del resto Federica appartiene, come le creature della sua generazione, all’universo dei social network. Posta, twitta, divulga il video della sua cameretta al villaggio olimpico. Come una qualunque ex ragazza matura che ama condividere le sue emozioni. Comprese quelle di Rio, dalla bandiera alla gara classica, i suoi 200.
«Sono tranquilla, non avverto lo stress, mi sono preparata nel modo giusto. Per indole non sopporto che qualcuno mi batta, perdere mi fa soffrire, ma ho imparato che nello sport come nella vita puoi trovare qualcuno più bravo di te...». Il pronostico dice che Katie Ledecky, una americanina formidabile di quasi dieci anni più giovane, sarà imprendibile per Federica e forse stavolta le previsioni sono corrette.
Ma la Pellegrini stasera, con il tricolore in mano, si ricorderà di come e quanto sia stata, la sua, una carriera all’insegna del miracolo permanente.
E allora perché non provarci ancora, carissima Fede?