Rio de Janeiro (Brasile), 10 agosto 2016 - Un addio da numero uno, quale è sempre stato. A 35 anni compiuti, Fabian Cancellara rivince l'oro olimpico della cronometro otto anni dopo Pechino e saluta tutti da campione. Con ogni probabilità, infatti, il colosso svizzero renderà immediato il ritiro dall'agonismo annunciato per fine stagione, perché non potrebbe esserci commiato migliore di quello dato dal podio più alto dei Giochi olimpici. E se ai due trionfi a cinque cerchi aggiungiamo i quattro titoli mondiali conquistati nella specialità tra il 2006 ed il 2010, ecco che Cancellara può a buon diritto passare alla storia come il più forte cronoman di tutti i tempi. Per non parlare, poi, di quello che la Locomotiva di Berna è stata capace di fare nelle classiche, con tre Giri delle Fiandre, tre Parigi-Roubaix e una Milano-Sanremo in bacheca.
Sparring partner di Spartacus sul podio di Rio, sono l'olandese Tom Dumoulin - secondo a 47" e artefice a sua volta di un piccolo miracolo, considerata la frattura del radio rimediata meno di tre settimane fa, il 22 luglio, al Tour de France - ed il vincitore della Grande Boucle Chris Froome, che ha confermato il podio di Londra mancando, però, l'impresa riuscita quattro anni fa al suo connazionale Bradley Wiggins: quella, cioè, di conquistare nella stessa estate la maglia gialla ed il titolo olimpico. Lontanissimo, e non poteva essere altrimenti, l'unico portacolori azzurro al via dopo il forfait forzato di Nibali: Damiano Caruso già non è uno specialista delle lancette, in più ha corso debilitato da un virus intestinale, per cui il 27° posto finale a 7'31" dal vincitore non fa assolutamente testo. Per il ragusano, resta la grandissima prova sfoderata sabato, nella corsa in linea, in appoggio dello sfortunato Squalo messinese.
Tornando a Cancellara, gli ori olimpici avrebbero potuto anche essere tre, se non avesse preso parte alla cronometro di Londra 2012 tutto incerottato per le conseguenze della caduta rimediata nella prova in linea. Impresa che invce era riuscita, qualche ora prima, alla statutinitense Kristin Armstrong, 43 anni e un ritorno al ciclismo all'inizio della scorsa stagione finalizzato proprio al raggiungimento dello storico tris, dopo i trionfi di Pechino e Londra. Argento, per soli 5", a Olga Zabelinskaia, inizialmente esclusa dalle Olimpiadi nell'ambito delle sanzioni agli atleti russi coinvolti in precedenti casi di doping, ma poi riammessa dal Tribunale arbitrale dello sport di Losanna. Bronzo alla campionessa olimpica della prova in linea, l'olandese Anna Van der Breggen, davanti per questione di secondi alla connazionale Ellen Van Dijk che, senza un fuoripista frutto di un'incredibile distrazione per un'atleta della sua esperienza, sarebbe sicuramente salita sul podio, forse anche sul gradino più alto.
Ma ad accarezzare il sogno di bissare la medaglia olimpica è stata anche la nostra Elisa Longo Borghini, terza domenica scorsa e oggi grandissima quinta. La 24enne piemontese aveva stampato addirittura il secondo miglior parziale al primo intermedio - quello a lei più favorevole, con il duro strappo di Grumari a consentirle di limitare i danni dalle specialiste del tic-tac - e a due terzi di gara era ancora virtualmente sul podio, terza con una decina di secondi da difendere Van der Breggen e Van Dijk. Alla fine, però, Elisa deve accontentarsi di un quinto posto a 25" dall'oro e soli 14" dal bronzo che alle Olimpiadi non fa la storia, ma che dal punto di vista tecnico vale moltissimo per la crescita di una ragazza che solo adesso sta raggiungendo la piena maturità atletica, e che i Giochi di Rio hanno consacrato come donna di riferimento del ciclismo italiano.
MARCO GAVIGLIO
Lunedì 25 Novembre 2024
ArchivioCiclismo, infinito Cancellara: è sua la cronometro olimpica