Rio de Janeiro, 13 luglio 2014 - Hanno vinto i più forti, anche se forse avrebbero meritato quegli altri. La Germania è campione del mondo per la quarta volta nella sua storia, come l'Italia, come quella notte di Roma 24 anni fa: all'Olimpico Brehme fece piagere Maradona, al Maracanà Goetze fa piangere Messi. L'Argentina è di nuovo al tappeto, colpita al cuore al minuto 123' da un colpo da maestro di chi maestro ancora non è dato che ha appena 22 anni, cinque in meno della Pulce che ha fallito l'appuntamento con la storia per diventare re: doveva raggiungere Maradona, rischia adesso di restare in eterno un gradino più in basso. La sua punizione scagliata in tribuna al 120' è l'immagine finale che allontana ancora di più il mito di Diego. Per la Germania è la vittoria di un intero movimento, di un'idea di calcio che parte da lontano e che ha fatto scuola negli ultimi anni. Dopo molti piazzamenti e delusioni, torna sul tetto del mondo e lo fa con merito per il gioco che ha espresso e anche per il modo con cui ha saputo soffrire e resistere nella finale di Rio: Higuain, Messi e Palacio hanno graziato Neuer troppe volte e allora è caduto anche il tabù che mai prima di oggi aveva visto un'europea trionfare oltre oceano.
KHEDIRA STOP, DENTRO KRAMER - Una partita che per la Germania si è complicata prima ancora di cominciare per il risentimento muscolare accusato da Khedira durante il riscaldamento che ha privato Loew di uno dei suoi uomini più in forma. Il ct ha inserito il giovane Kramer in mezzo e optato per il 4-3-3: piano nuovamente rivisto dopo mezz'ora con per un intervento duro di Garay che ha messo fuori causa lo stesso Kramer con un colpo malizioso alla mandibola: dentro Schuerrle, uno degli esecutori del Brasile, e ritorno al trio di trequartisti dietro Klose .
LAVEZZI DETONATORE - Sabella, con gli occhi lucidi durante l'esecuzione dell'inno argentino, non ha rischiato Di Maria, confermando il velenoso 4-4-2 con Lavezzi detonatore del fortino tedesco con le sue accelerazioni che hanno mandato in crisi sia Hoewedes che Hummels. Proprio dalla parte del Pocho sono nati tutti i pericoli per la Germania, in grande sofferenza sul cambio di passo argentino: il primo affondo lo ha portato Messi, spesso però fuori dal gioco, con Higuain che non ha trovato il diagonale vincente.
HIGUAIN, CHE SPRECO - Un'occasione da pochi spiccioli rispetto alla clamorosa palla gol che il Pipita si è divorato al 21' ciccando il pallone tutto solo davanti a Neuer dopo un maldestro retropassaggio di Kroos che aveva spalancato la porta all'attaccante del Napoli. Nove minuti dopo è stato invece l'assistente di Rizzoli, Stefani, a strozzare l'urlo di Higuain annullando (giustamente) per fuorigioco il possibile gol del vantaggio della Seleccion.
HOEWEDES CENTRA IL PALO - Quella del Pipita resta l'occasione più grossa di un primo tempo nel quale la Germania ha messo in mostra solo a tratti il suo maestoso possesso: un tiqui-taca ormai entrato nella filosofia di questa squadra ma che ha trovato però pochi sbocchi in avanti per la grande aggressività portata da Mascherano, Biglia e Perez, ma forse anche per la prova opaca offerta da Mueller e Oezil. Pochi spazi per Klose, per trovare la porta c'è voluto un inserimento di Schuerlle a impegnare Romero, salvato invece dal palo sull'incornata da pochi passi di Hoewedes. In mezzo, l'ennesima accelerazione di Lavezzi e una penetrazione di Messi spenta da Boateng quasi sulla linea di porta.
MESSI RESTA SULLA TERRA - Al ritorno dagli spogliatoi è arrivata la mossa a sopresa di Sabella: fuori Lavezzi, migliore in campo, e dentro Aguero. Il cambio passerebbe in secondo piano se Messi non spedisse a lato un diagonale difficile solo per i comuni mortali. Un errore imperdonabile per la Pulce, alle prese con i soliti misteriosi problemi allo stomaco, nella notte che avrebbe dovuto consegnarlo alla storia proiettandolo definitivamente al fianco di Maradona. L'ennesimo pericolo corso ha spaventato la Germania e acceso la lotta in mezzo al campo, con un paio di interventi che hanno rischiato di incattivire la partita, tenuta a bada da Rizzoli. La squadra di Loew è venuta fuori alla distanza, quasi avesse un serbatoio più capiente rispetto a quello dell'Argentina che, con il passare dei minuti, ha inevitabilmente allentato il suo pressing. Un colpo di testa di Klose e un diagonale morbido di Kroos sono rimasti però mattoncini troppo fragili per poter mettere le mani sulla coppa. Nemmeno il cambio degli attaccanti (Palacio per Higuain, Goetze per Klose) ha rotto gli equilibri.
SUPPLEMENTARI, DECIDE GOETZE - Nessuno si è risparmiato nemmeno ai supplementari, aperti dall'occasione di Kroos, murato da Romero, e dall'occasionissima di Palacio, che come contro l'Olanda non è risucito a trovare il pallonetto della storia. Schweinsteiger si è preso una manata da Aguero che avrebbe meritato il secondo giallo che Rizzoli ha tenuto colpevolmente in tasca.
Tutto lasciava presagire a un finale ai rigori, ma ecco che al 123' è arrivato il lampo che ha illuminato il cielo di Rio e schiantato i sogni degli argentini. Ha deciso un colpo di classe Goetze, l'ex bambino prodigio dimenticato in mezzo all'area da Garay: stop di petto e tocco al volo a battere Romero dopo la splendida azione sulla sinistra di Schuerrle. Per l'Argentina non c'è stato più tempo per evitare le lacrime. La Germania è campione del mondo, la festa è ancora una volta tedesca.