Venerdì 22 Novembre 2024
FRANCESCO LA CAMERA e ALDO RAVAZZI, ministero dell’Ambiente
FRANCESCO LA CAMERA e ALDO RAVAZZI, ministero dell’Ambiente
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G7 Ambiente a Bologna, l'obiettivo è una crescita economica che rispetti il pianeta

La strategia è seguire la linea dell’Accordo di Parigi

G7 Ambiente a Bologna

G7 Ambiente a Bologna

Bologna, 10 giugno 2017 - Il gruppo dei 7 è un gruppo di discussione politica e di partenariato tra i Paesi che negli anni ‘70 costituivano le più grandi potenze economiche del pianeta: Usa, Canada, Giappone, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia. Fu proposto e lanciato nel 1975 su iniziativa del presidente francese Valéry Giscard d’Estaing, con la riunione di Rambouillet. L’invito è stato esteso tra il 1997 e il 2014 alla Russia, fino ad essere chiamato G8; le vicende dell’Ucraina e l’annessione della Crimea hanno portato gli altri Paesi G7 a sospendere per ora l’invito nei confronti della Russia. Negli ultimi anni viene invitata regolarmente l’Unione Europea, rappresentata dai suoi commissari. In maniera non sistematica, in funzione degli argomenti e delle priorità politiche, vengono invitati come ospiti altri Paesi e organizzazioni internazionali. L’emergere negli anni ’90 e 2000 di numerose nuove potenze economiche, quali ad esempio la Cina, l’India, il Brasile, l’Indonesia e il Sud Africa, ha portato a organizzare un Gruppo dei 20 (G20) che ha preso recentemente sempre più rilievo. 

SPECIALE - G7 Ambiente   L'eterogeneità dei sistemi economici e politici dei G20, che includono anche l’Arabia Saudita e la Turchia, resta tuttavia assai più alta che quella dei paesi G7: il dialogo rimane importante e strategico, ma la capacità di assumere impegni e decisioni minore. I Paesi del G7 rappresentano ancora oltre la metà del prodotto lordo mondiale, sono tutti e 7 fra i maggiori donatori all’ONU e tutti e 7 fra i 10 maggiori paesi esportatori. Conservano di conseguenza un ruolo e responsabilità cruciali verso le proprie opinioni pubbliche, verso i Paesi meno sviluppati o in forte sviluppo, verso il Pianeta. Sono accomunati anche da sistemi democratici e di mercato più aperti e rispettosi dei diritti sociali e ambientali. Con il G7 di quest’anno a presidenza italiana si è giunti alla 43a edizione. L’Italia lo ha già organizzato nel 1987, 1994, 2001 e 2008.   Il G7 non è un’amministrazione transnazionale, a differenza di istituzioni quali le organizzazioni del sistema dell’ONU (Fao, Unep, Undp, …), la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale. Non ha funzionari e strutture proprie. La presidenza del Gruppo gira a turno fra i paesi membri ogni anno. Il paese responsabile della presidenza organizza e accoglie una serie di riunioni a livello tecnico e ministeriale che portano a un vertice di due o tre giorni a metà dell’anno con i Capi di Stato e di Governo. La presidenza italiana di quest’anno lo ha organizzato il 26 e 27 maggio a Taormina.

Ogni paese decide se limitarsi a un vertice G7 dei Capi di Stato e di Governo o se organizzare anche delle ministeriali dedicate. Nel caso dell’Ambiente, è stato il Giappone a proporre con efficacia nel 2007 un G7 Ambiente e lo ha riproposto lo scorso anno dopo numerosi anni d’assenza. L’Italia ha ritenuto opportuno seguirne il buon esempio. Un modo alternativo, ma più rischioso rispetto ai possibili risultati, è di portare i temi ambientali direttamente al vertice G7 dei capi di stato e di governo: è stato l’approccio scelto con successo dalla Germania nel 2015 quando ad Elmau furono trattati, insieme più puramente economici e politici, i problemi dei cambiamenti climatici, dell’efficienza delle risorse e di rifiuti in mare.

Non sempre, tuttavia, l’impegno di inserire i temi ambientali fra quelli centrali dell’agenda politica ha successo. In quarant’anni, solo quattro donne hanno rappresentato il loro paese nella storia del G7: Margareth Thatcher e Theresa May (Gran Bretagna), Kim Campbell (Canada) e Angela Merkel (Germania). Migliore, da questo punto di vista, la performance del G7 Ambiente: lo scorso anno a Toyama in Giappone, al G7 Ambiente, sei ministri su sette erano donne. Alla riunione ministeriale ambiente del G7 che si terrà a Bologna l’11 e 12 giugno parteciperanno i ministri dell’Ambiente dei sette Paesi G7, fra i quali il ministro francese Nicolas Hulot, recentemente nominato dal presidente Macron per il suo passato di impegno ecologista, ed Edward Pruitt, il nuovo direttore dell’Epa, la storica agenzia per la Protezione dell’Ambiente americana. Parteciperanno altresì i due commissari Ambiente e Clima dell’Ue, il maltese Vella e lo spagnolo Arias Canete.

È inoltre prevista la partecipazione ai lavori dei ministri dell’Ambiente di quattro Paesi non G7 particolarmente impegnati nelle politiche ambientali, in rappresentanza dei paesi in via di sviluppo e transizione: Cile, Maldive, Etiopia e Ruanda. Anche l’Italia ha deciso quest’anno di dedicare uno spazio significativo all’ambiente, a cominciare dall’attuazione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e dell’Agenda 2030 dell’Onu sullo sviluppo sostenibile con i suoi 17 Sdg (Sustainable Development Goals).

Per la prima volta nella storia del G7, i ministri dell’Ambiente discuteranno temi alla frontiera fra economia e ambiente, fondamentali per un sano sviluppo dell’economia rispettoso dei limiti fisici del pianeta e della natura: la riforma fiscale ecologica e i sussidi dannosi all’ambiente, a cominciare da quelli sulle fonti fossili e sulla biodiversità; il ruolo delle banche multilaterali di sviluppo nell’assicurare un contributo, necessario quanto determinante, al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima; il ruolo di una finanza verde e sostenibile al servizio del sistema economico e dell’ambiente. Si tratta di temi sui quali i ministri dell’Ambiente hanno la loro parola da dire. Sono stati preparati a livello tecnico con il contributo di organizzazioni internazionali e centri di eccellenza scientifica come l’Unep (il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), l’Ocse (l’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici), il Wri (World Resources Institute) di Washington e l’International Resource Panel, consultando centri di ricerca, ong ed esperti nei seminari di Parigi, Bruxelles, Roma, Milano e Venezia.   Tra i temi tradizionali G7 ritorneranno, nella speranza di avanzare con nuovi impegni, l’inquinamento dei mari e l’uso efficiente delle risorse.  Proprio su quest’ultimo tema, asse portante dell’economia circolare, l’obiettivo della riunione sarà anche quello di lanciare una “Bologna roadmap” per l’efficienza delle risorse, con un piano di lavoro indirizzato su alcuni temi cruciali: la definizione di indicatori comuni per misurare le risorse, il coinvolgimento dei cittadini e la sensibilizzazione sul tema dei rifiuti alimentari, l’analisi economica dell’uso efficiente delle risorse. L’evento di Bologna sarà anche l’occasione per riconoscere e incoraggiare l’impegno del mondo imprenditoriale e di quello universitario sui temi ambientali, a cominciare dal clima: nei due eventi paralleli previsti nella giornata di domenica 11 giugno, aziende e università dei Paesi G7, tra quelle più attente ai temi dell’innovazione verde, saranno chiamate a confrontarsi sui principali temi ambientali e di sostenibilità. Le Università parleranno di bisogni ed esperienze d’insegnamento e ricerca per lo sviluppo sostenibile, di gestione sostenibile delle università e di reti per lo sviluppo sostenibile. Le imprese si concentreranno su come integrare gli Sdg (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) nel loro comportamento economico, sociale e ambientale; su come possano promuovere una maggior responsabilità ambientale (per esempio attraverso il reporting integrato e la valutazione ambientale); e su come le imprese possono incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie ambientalmente favorevoli e di tecnologie “disruptive” favorevoli all’ambiente.   Questa edizione del G7 ambiente si presenta poi particolarmente interessante e dagli esiti incerti, vista la recentissima presa di posizione dell’amministrazione americana, che intende ritirarsi dall’Accordo di Parigi. Occorrerà trovare modalità per mantenere aperto il dialogo di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che richiede una risposta globale da parte della comunità internazionale. Un G7 Ambiente, dunque, al servizio delle popolazioni, dello sviluppo e dell’ecologia che cerca di dare valore alle buone esperienze e di moltiplicarle, per una conservazione del Creato, come direbbe Papa Francesco, e uno sviluppo sostenibile dell’economia e del pianeta.