Giovedì 26 Settembre 2024

Eterologa, dietrofront del governo. "Stop fino a una nuova legge". Scambio embrioni, nati i gemelli. No ai genitori biologici

Eterologa, il governo chiede legge al Parlamento. Nati a L'Aquila i gemelli 'contesi' dopo lo scambio di embrioni accaduto all'ospedale Pertini di Roma. I genitori genetici: "Felici per la nascita, ma c'è dispiacere perchè non li possiamo abbracciare". Il primario: "Saputo dopo chi fossero"

Un bambino appena nato in ospedale (Newpress)

Un bambino appena nato in ospedale (Newpress)

Roma, 8 agosto 2014 - Sono nati il 3 agosto scorso e stanno bene. Sono anche già stati registrati all'anagrafe, i gemelli "contesi" dopo lo scambio di embrioni avvenuto all'ospedale Pertini di Roma, lo annunciano i genitori. Il parto è avvenuto a L'Aquila. "Ora nessuno può più toglierceli", hanno dichiarato i neo genitori. Felici, ma allo stesso tempo rammaricati, i genitori genetici dei due piccoli. "Siamo felici per la nascita perchè sono sani. Gioia per la nascita, ma c'è dispiacere perchè il non li possiamo abbracciare".

LA NASCITA - La nascita dei gemelli, un maschio e una femmina, è avvenuta in anticipo: era infatti prevista intorno al 12 agosto. La donna che ha dato alla luce i due bambini è stata portata "il 29 luglio sera in ospedale, poi è stata dimessa e la notte tra il 2 e il 3 agosto è tornata in Pronto soccorso: il 3 mattina ha dato alla luce i bambini con un parto cesareo", ha riferito l'avvocato della coppia Ambrosini. "Abbiamo bisogno di serenità - hanno dichiarato - abbiamo già sofferto molto in questi mesi, per noi è finalmente arrivato il tempo di essere una famiglia". Un pensiero anche ai genitori biologici: "ci rendiamo conto della loro sofferenza e questo ci fa male, ma noi eravamo stati disponibili a incontrarli. Invece non ci hanno neppure risposto".

L'ORDINANZA DEL TRIBUNALE - Il giudice del tribunale civile di Roma, Silvia Albano, ha rigettato il ricorso presentato dai genitori biologici dei due gemelli, confermando l'affidamento alla coppia gestante. "Allo stato sono i resistenti (ossia la coppia da cui i bambini sono nati, ndr) i genitori legittimi dei nati, sulla base delle norme che regolano la filiazione e la prova del possesso di stato, mentre i ricorrenti (i genitori biologici, ndr) non possono proporre l'azione di merito invocata (azione di dichiarazione giudiziale di maternità e paternità naturale), ostandovi il possesso di stato attuale dei nati e non essendovi i presupposti per la contestazione dello stato di figlio o la legittimazione a proporre l'azione di disconoscimento di paternità", scrive il giudice nell'ordinanza. "La letteratura scientifica - si legge ancora - è unanime nell'indicare come sia proprio nell'utero che si crea il legame simbiotico tra il nascituro e la madre. D'altro canto è solo la madre uterina che può provvedere all'allattamento al seno del bambino. Non può, pertanto, non ritenersi sussistente un interesse dei minori al mantenimento di tale legame, soprattutto alla luce del fatto che i bambini sono già nati e nei loro primi giorni di vita deve ritenersi abbiano già instaurato un significativo rapporto affettivo con entrambi i genitori e sono già inseriti in una famiglia". Anche la riforma della filiazione, attuata nel 2013, "ha mantenuto il principio in base alla quale e' il parto che determina la maternità naturale, nella piena consapevolezza, si ritiene, dei progressi scientifici relativi alle tecniche di procreazione e della possibilità che la madre biologica od 'uterina' potesse non identificarsi con la madre genetica". Per quanto riguarda la posizione del padre, il giudice scrive che "nel caso in cui la donna, gestante, dichiari nell'atto di nascita il figlio come nato durante il matrimonio il marito ne diviene il padre legale". Resta per il giudice il "dramma umano dei genitori genetici che si erano rivolti all'ospedale per trovare soddisfazione al loro diritto alla procreazione e a formare una famiglia che potrà trovare tutela solo risarcitoria".

IL PRIMARIO DELL'OSPEDALE - Il professore Gaspare Carta, primario del reparto di Ginecologia dell'ospedale dell'Aquila, ha raccontato che solo dopo il parto ha ricollegato la donna al caso mediatico e giudiziario. "Nessuno del mio reparto sapeva che quella donna fosse la mamma dello scambio di embrioni". "La gestione del caso è stata serena e non condizionata da tutto quello che era avvenuto prima". "Dopo la dimissione il marito è venuto da me per ringraziarci, ci ha detto che hanno avuto un'eccellente assistenza".