Roma, 30 maggio 2016 - La morte di Sara, bruciata viva dal fidanzato respinto, è certo agghiacciante per le modalità ma, dal punto di vista criminologico, "si tratta di un caso piuttosto tradizionale di femminicidio da possesso, una delle forme più diffuse": è la lettura del delitto di Isabella Merzagora, presidente della società italiana di criminologia e docente all'Università di Milano. Il femminicidio da possesso, spiega l'esperta, nasce "dalla discriminazione di genere, che esiste e resiste, secondo cui l'uomo non accetta che sia la donna a lasciarlo. Tutto muove dalla relazione tra dipendenza e criminogenesi".
E ancora: "La dipendenza nella coppia è pericolosa, ma in una società come la nostra in cui i tradizionali punti di riferimento (partiti, chiesa, famiglia d'origine) non esistono più, il legame affettivo tra due persone resta l'unico confronto affettivo e sociale. Quando la coppia si rompe è il disastro".
L'aspetto più grave, secondo la criminologa, è che questi casi non non sono appannaggio di persone avanti con l'età: il possesso e la dipendenza sono fenomeni piuttosto diffuso anche tra i giovani. Ma l'aggravante esiste: "In questa storia di Sara - sottolinea Merzagora - c'è un orrore in più: il fatto che nessuno si sia fermato ad aiutare la ragazza". E cosa possono fare le donne alle prese con un uomo simile? "Alle donne vorrei dire - conclude la criminologa - che non tutto è scongiurabile ma è necessario e giusto stare molto in guardia dalle persone dipendenti, tanto più se violente, ed evitare assolutamente 'l'ultimo colloquio chiarificatore'. Con ciò non voglio dire che gli uomini dipendenti e violenti siano la norma, anzi. Ma è scandaloso che ce ne sia anche solo uno".