Roma, 10 agosto 2014 — Le ultime stranezze del web sono in realtà due traguardi della tecnologia applicata all’esplorazione di ambienti in condizioni proibitive. Il primo oggetto insolito che ha conquistato la ribalta in questi giorni è il robot origami, si compone come una combinazione di carte pieghevoli e cambia forma alla maniera di un transformer, potrebbe sembrare un giocattolo.
La seconda curiosità è il drone sottomarino, parliamo tanto di velivoli senza pilota che decollano, solcano l’orizzonte e restano sospesi in aria per ore svolgendo missioni sentinella, ma esiste anche un mondo discreto che si muove sott’acqua fatto di sagome silenziose e rapide come squali, assistite da telecamere, sensori a ultrasuoni, comandi a distanza, per scopi militari o civili.
L’apparenza inganna, il robot origami è tutto meno che un gioco. La notizia è uscita dal Massachusets Institute of Technology (Mit) di Boston e da Harvard. Questo modello adotta la filosofia shape memory, polimeri a memoria di forma, in grado di modificare la struttura tridimensionale in risposta a degli stimoli esterni, uno dei quali è la variazione della temperatura. In pratica una macchina sottile come un foglio, può uscire da una stampante 3D con un processo low cost e attraversa una metamorfosi, come una farfalla o un insetto, inizia a prendere la forma desiderata, si solleva sulle sue gambe e se ne va per i fatti suoi.
Ma il punto è, a cosa servirà mai un robot che prende vita da solo? La risposta è che una nuova generazione di automi potrebbe essere realizzata in scatola di montaggio, e spedita in luoghi distanti, oppure attraversare fessure sottili, e assemblarsi una volta superato l’ostacolo.
L’altra novità riguarda l’ambiente sottomarino e piacerebbe all’agente 007. Si tratta di sonde anfibie sempre più piccole e sofisticate, in grado di seguire bersagli subacquei, come sta facendo Leidos che, si legge sulle news, sta sviluppando un drone sottomarino denominato ACTUV (Autonomous Continuous Trail Unmanned Vessel) delle dimensioni di un delfino, in grado di solcare gli oceani in missioni di pattugliamento di più settimane, fino a modelli grandi come un pesce (Aquabotix HydroView) pronti a immergersi per esplorare fondali, trasmettendo immagini anche allo smartphone via android. In prospettiva, le applicazioni (mini robot e drone sub) potrebbero essere sviluppate anche tramite hardware open source della serie Arduino.