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Referendum trivelle domenica 17 aprile (Newpresse)
ROMA, 17 APRILE 2016 - SARÀ una partecipazione che taglia trasversalmente l’arco costituzionale. C’è chi si mobilita, chi se ne infischia e chi scientemente tifa per l’astensione. C’è chi la butta in politica, chi sceglie di partecipare o no solo per il merito del quesito, chi ne fa una questione morale di partecipazione democratica. E alcuni partiti, il Pd in primis, sono divisi non solo tra correnti, ma anche su profonde linee di frattura regionale. Sul raggiungimento del quorum, più che l’appello del premier pesa la storica scarsa partecipazione degli italiani alle consultazioni referendarie, che solo temi ‘forti’, dal divorzio all’aborto e al nucleare, riescono a ‘bucare’. IL QUORUM resta una montagna molto ardua da scalare. Andrà al voto il presidente della Repubblica e così quelli di Camera e Senato. Per Laura Boldrini «dobbiamo incrementare la partecipazione e non scoraggiarla, tanto più in un tempo in cui c’è molto disamore. Poi uno vota quello che vuole, ma il diritto-dovere di votare è una grande opportunità che non va persa». Della stessa opinione Pietro Grasso per il quale il referendum «è uno strumento popolare, democratico, costituzionale. Quindi io certamente parteciperò». Non andrà, presumibilmente, il presidente emerito Napolitano. E niente voto per Matteo Renzi («È un referendum bufala») e la maggioranza del Pd, da Delrio alla Boschi, da Serracchiani a Guerini, da Franceschini a Pinotti. Andranno alle urne e voteranno no gli ‘industrialisti’ Romano Prodi, Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani. A favore del sì, invece, un ambientalista renziano come Ermete Realacci, e la minoranza interna: Speranza, Cuperlo, Gotor, Zoggia. Voterà anche il candidato sindaco di Roma, Giachetti, ma non si sa come. Voterà e voterà ‘no’ il ministro dell’Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano, ma gran parte del partito si asterrà. Il Movimento 5 Stelle è invece compattamente mobilitato per il sì. Beppe Grillo ha detto senza mezzi termini che «l’unica cosa da fare è andare a votare sì. Dobbiamo chiederci che tipo di società vogliamo entro 30-40 anni». COSÌ anche la Lega Nord. Per Matteo Salvini «gli italiani devono andare a votare sì per difendere il nostro territorio». Mentre Sinistra italiana, con il coordinatore nazionale, Nicola Fratoianni, ha detto che «nonostante le furbizie del presidente del consiglio per boicottare l’appuntamento referendario, bisogna votare sì per dire basta alle lobby del petrolio». Ovviamente schierati per il sì i Verdi, ma anche Possibile di Civati, Rifondazione, l’Idv e Fratelli D’Italia, la Destra di Storace. «Domani vado a votare e voto sì» ha detto il segretario di Fratelli D’Italia e candidato sindaco a Roma, Giorgia Meloni. Al voto anche l’Udc, ma su posizioni diverse. Per il no il ministro dell’ambiente Galletti, per il sì il segretario Cesa con tutto il sud del partito. Al voto i radicali ma molti, Della Vedova ad esempio, voteranno no. Forza Italia è scarsamente motivata ma ha scelto di andare a votare.
PER il sì il governatore della Liguria Toti, per il no il capogruppo Brunetta. A favore del sì tutta Forza Italia di Puglia, Calabria e Basilicata. Sul territorio il Pd è mobilitato per il sì soprattutto in Puglia e Basilicata ma anche in Calabria, Marche. Hanno già annunciato che voteranno no il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, il sardo Francesco Pigliaru, e quello della Campania Vincenzo De Luca. Quanto alle parti sociali e le associazioni, è contraria al referendum Confindustria e così la Cisl e la Uil; tra i favorevoli invece la Cgil, ovviamente le associazioni ambientaliste, la Confederazione italiana agricoltori, la Confesercenti, Libera e l’Arci.