Domenica 22 Dicembre 2024
ELENA G. POLIDORI
Politica

Roma, la Raggi stecca anche il Capodanno. Salta il concertone al Circo Massimo

Forfait di organizzatori e sponsor. E la sindaca vieta anche botti e fuochi

Luminarie a Roma: quest'anno feste sottotono (Ansa)

Roma, 23 dicembre 2016 - UN NATALE spento per Roma. Perché, certo, Virginia Raggi, ormai sommersa dalle critiche, dai guai giudiziari (arresto di Marra) e da quelli amministrativi (bocciatura del bilancio) certo non ha tempo per pensare ai tradizionali festeggiamenti del Capodanno capitolino, tanto che è indubbio considerare le feste in arrivo come quelle più sottotono degli ultimi anni. Lo si era capito dal «caso» scatenato dal triste, tristissimo albero di Natale di piazza Venezia, acceso dallo stesso sindaco assieme a un gruppo di scolaresche della Capitale che, però, ha subito destato perplessità; va bene che non ci sono soldi da spendere (anzi, non c’è proprio un euro), ma se si vuol tenere fede ad una tradizione antica, allora un qualche sforzo va fatto. E, invece, è apparso un albero addobbato in modo tanto sciatto e triste (solo poche file di luci che scendevano dalla sommità, per altro con un puntale quasi inesistente, tanto era piccolo) che i romani hanno protestato, costringendo la Raggi a correre ai ripari. Dopo una settimana ci hanno messo le mani, più luci, più addobbi, ma il colpo d’occhio è rimasto quello dell’esordio: triste. Era più bello persino l’albero sfoggiato l’anno scorso durante il commissariamento di Tronca e non è che all’epoca le casse del Campidoglio fossero più rigogliose.

Ma, si sa, Raggi oggi ha altri pensieri per la testa. Pensieri che, per altro, sono condivisi anche da altri. Ovvero gli organizzatori dell’altro tradizionale evento del Capodanno di Roma: il concertone. Vista l’aria plumbea e temendo la remissione economica, gli organizzatori hanno pensato bene di tirarsi indietro, assieme agli sponsor. Il bando prevedeva l’allestimento di un concerto (con Max Gazzè, Max Giusti e Violante Placido) in cambio della gratuità della location, ovvero il Circo Massimo, ma forse non era abbastanza, dato il clima. Così, addio concerto. In Campidoglio ci sono rimasti male, ma in queste ore stanno studiando un piano B, dalla mezzanotte in poi. La Raggi ha tentato di rassicuare i romani: «Sul Concertone gli sponsor si sono ritirati per ragioni loro, noi stiamo organizzando una festa molto grande che durerà da 18 a 24 ore, partecipate». L’obiettivo del vicesindaco e assessore alla cultura, Luca Bergamo, sarebbe quello di ricollegare il «popolo della notte» alla Festa di Roma. Ovvero alla giornata del Primo gennaio 2017 studiata proprio da Bergamo in persona. Dalle 3.30, infatti, i ponti di Roma e il lungotevere diventeranno il palcoscenico di numerose performance artistiche. Ma senza botti e fuochi d’artificio. Il sindaco, infatti, ha firmato un’ordinanza che prescrive il divieto assoluto «dal 29 dicembre alle ore 24 del 1° gennaio 2017» di «usare materiale esplodente, fuochi artificiali, botti e razzi». Per i trasgressori sono previste sanzioni fino a 500 euro. Nel 2015 i botti erano stati vietati esclusivamente nell’area di Circo Massimo dove c’era stato il concerto di fine anno. Ora, però, vista anche la nuova impennata terroristica, meglio evitare qualsiasi genere di pericolo.    UNA MISURA di buon senso che, tuttavia, darà ancor più la sensazione di una città a luci spente. E, per giunta, senza mezzi pubblici. Per festeggiare i romani dovranno aspettare le 3.30 del mattino, con bus e metro attivi fino alle 2.30. Ma si potrà contare su bus e metro solo all’andata, perché il servizio si interrompe per riprendere solo dalle 8. Il commissario Tronca, l’anno scorso, aveva fatto fare gli straordinari all’Atac ma quest’anno sembra proprio impossibile. Insomma, tutti a piedi, con poche luci e poca musica per questo triste Natale di Roma a 5 stelle? Il vicesindaco non ci sta. E replica: «La Festa per il primo dell’anno a Roma c’è e sarà una delle più belle che i romani potranno ricordare; spettacoli, animazione e musica e ‘quattro ponti’ per creare un forte senso di comunità che rischia di andare perduto». Certo, se si continua così, andrà perduto anche molto altro, a Roma.