Martedì 5 Novembre 2024

Renzi: governo di responsabilità o voto. Il Colle: niente elezioni senza legge

Italicum, la Consulta fissa l'udienza per il 24 gennaio. Mattarella annulla i suoi impegni. Potrebbero iniziare le consultazioni da giovedì

Matteo Renzi e Sergio Mattarella (ImagoE)

Matteo Renzi e Sergio Mattarella (ImagoE)

Roma, 7 dicembre 2016 - Approvare subito la manovra. Poi due opzioni: un governo di responsabilità oppure elezioni. Questo il bivio che presenterà il premier Matteo Renzi oggi durante la direzione del Pd. E che dovrà confrontarsi con la posizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, restio, secondo fonti, a correre alle urne con due leggi elettorali diverse per i due rami del Parlamento. Sempre oggi sarà approvata la manovra: il Senato ha respinto la richiesta avanzata dalle opposizioni di rinviarne alla prossima settimana l'approdo in Aula così da consentire l'esame del testo in commissione. L'Assemblea ha infatti, con un voto, confermato il calendario stabilito dalla capigruppo: voto di fiducia e voto finale per oggi stesso. Una decisione già annunciata ieri mattina dal Pd, dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva chiesto al premier Matteo Renzi di congelare le dimissioni per approvare prima la legge di Bilancio e scongiurare il ricorso all'esercizio provvisorio. Il testo sarà licenziato già oggi, dopodiché la palla passerà a Mattarella. E che oggi sia una giornata decisiva, lo suggerisce il fatto che il Capo dello Stato abbia annullato tutti gli impegni che aveva in programma a Milano, compresa la Prima della Scala,  "per seguire gli sviluppi della situazione politica". Se arrivassero, come appare plausibile a questo punto, le dimissioni di Renzi, il Presidente della Repubblica potrebbe iniziare le consultazioni già da giovedì. Nel frattempo, si apprende che la Corte Costituzionale ha fissato per il 24 gennaio prossimo l'udienza sull'Italicum. In questa data si terrà la discussione sulle eccezioni di costituzionalità sollevate sulla nuova legge elettorale. 

IL PUNTO - Le dimissioni potrebbero quindi arrivare oggi, dopo che erano state annunciate dal primo ministro poche ore dopo la pesante sconfitta al Referendum costituzionale. Oggi sarà anche il giorno della direzione del Partito Democratico dove dovrebbero definirsi gli scenari possibili. Renzi, a quanto si apprende da fonti di maggioranza, indicherà un bivio: o un governo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione delle forze politiche per affrontare le scadenze del Paese o le elezioni. Dovrà inoltre sciogliere il nodo sulla sua permanenza o meno da segretario. Le stesse fonti spiegano che il Pd non è intenzionato a reggere un governo da solo facendosi "rosolare" dalle opposizioni che chiedono le urne anticipate e accusano i dem di volere restare al governo. Due giorni fa il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha ventilato l'ipotesi di elezioni anticipate a febbraio. E ieri ha lanciato una frecciata a Forza Italia, dopo che il presidente Silvo Berlusconi aveva invocato un nuovo governo Pd per fare una nuova legge elettorale. Alfano ha detto: "Chi va cercando pretesti per far proseguire la legislatura, mi riferisco in primo luogo a Forza Italia, sappia che non lo otterrà gratis. E' troppo comodo far proseguire la legislatura e scaricare il peso su altri". Intanto il mondo tiene gli occhi puntati sulla crisi italiana. Se l'Europa ridimensiona ("non sarà peggio della Brexit"), il New York Times lancia l'allarme: "L'Italia non ha carburante per la crescita".

Mattarella e il rebus Renzi. La tentazione del premier: restare fino a febbraio

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Renzi vuole restare leader del Pd - di E. M. COLOMBO

VOTO ANTICIPATO - Il Pd è di fronte a un bivio, oggi al confronto in direzione sono due le linee sul tavolo: la prima porta al voto nel più breve tempo possibile, ma resta il problema della legge elettorale. Oppure procedere con più calma, in sintonia con il Capo dello Stato. "E' inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee", sarebbe la posizione di Mattarella. A proposito di elezioni anticipate, Bersani ieri ha ribadito la sua contrarietà. "Non si può vincere sulle macerie del Paese" e, allo stesso modo, "aggiungo che neanche si può perdere sulle macerie del Paese", ha detto ai cronisti in Transatlantico. E la sera durante la trasmissione Otto e Mezzo su La 7 ha scandito di nuovo il suo no alle elezioni anticipate: "Far votare il Paese con due leggi elettorali non coordinate non so come definirlo, specie da chi predica la governabilità. E' un'eresia totale". "Bisogna rimettere il Paese su binari normali: le scadenze sono quelle normali: si vota nel 2018, il congresso del Pd si celebra a fine 2017", ribadisce l'ex segretario.

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