Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Coronavirus, Renzi attacca Conte: "Non si possono trattare gli italiani come bambini"

Durissimo scontro nella maggioranza di governo. Il leader di Italia Viva: "Paese agli arresti domiciliari... Non compete allo Stato decidere chi posso incontrare... Più consulenti che contagiati". Anche l'Arcigay critica il premier

Matteo Renzi (Ansa)

Roma, 27 aprile 2020 - Fuoco... amico. Un attacco in piena regola all'interno della maggioranza di governo. Il giorno dopo il discorso di Conte sul piano per la fase 2, è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi a fare le pulci al nuovo Dpcm. Per dirla, estremizzando il concetto, con Ginettaccio Bartali: "E' tutto sbagliato è tutto da rifare".

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Al Tgcom 24 l'ex rottamatore esordisce così: "Evitiamo di fare polemiche ma anche io sono molto molto perplesso. E' un mese che chiedo di riaprire. La Spagna riapre, la Germania riapre i negozi, in Francia riaprono le scuole, noi abbiamo avuto il lockdown più duro di tutti... C'è qualcosa che non va. Dirò al premier quello che non va in aula giovedì al senato. Non si può continuare a tenere il Paese agli arresti domiciliari".

E di cose da dire Renzi ne deve avere parecchie. La prima bordata: "La libertà delle persone non può essere messa in discussione, questo è il punto fondamentale. Non si possono considerare gli italiani come bambini. Non si può mettere in discussione se incontri Tizio o Caio, perché questo non ti compete, non tocca allo Stato". La seconda: "Conte ha parlato di tutto ieri ma non di come fare il test sierologico o dell'app". La terza: "Sono contrario alle scuole chiuse, così ampliamo le diseguaglianze".

Basta così? No: "Credo che ormai, in questa fase, ci siano più consulenti che contagiati in alcune regioni". Sulla riapertura: "Riapriamo le fabbriche altrimenti moriremo di fame non di coronavirus". E ancora: "Ci sono dei problemi economici e poi un problema logico, in Umbria dove il contagio è zero perché li devi tenere chiusi? Non ha senso". Mica finita qui, peraltro: "E' stato detto - ha aggiunto - che possiamo andare a trovare un parente, perché lo Stato decide il cugino si e l'amico no? Chi è lo Stato che può decidere questa cosa? Perché un ragazzo di 20 anni può andare a trovare lo zio e non la fidanzata? Agli italiani bisogna dire come si trasmette il virus e gli si dà l'ordine di indossare la mascherina ma non gli si può dire di incontrare tizio o caio, perché questo non gli compete. Non tocca allo Stato". L'unica concessione? "Assurdo non usare il Mes, bene che Conte abbia cambiato idea"

Infine ce nè anche per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: "Lo spieghiamo anche al ministro degli Esteri che non ha capito come funziona la app. Non è che se la scarichi ti dice che c'è un contagiato, bisogna utilizzare le celle del telefono così ripercorri dove è stato . La polizia ha il diritto di capire se hai incontrato qualcuno senza violare la privacy. Non importa inventare app di cui discutono cervelloni da un sacco di tempo, basta sapere, come fanno in Israele che è un paese civile, che percorso ho fatto e con chi sono venuto a contatto".

L'opposizione

Critiche a Conte arrivano ovviamente anche dall'oipposizione: già ieri sera il leader della Lega Matteo Salvini aveva tuonato: "Tantissimi cittadini ci chiedono di organizzarci, non solo in Rete, per farci vedere e sentire. Sicuri, con le mascherine, a distanza, pacifici e determinati, noi siamo pronti. Oltre al virus, fame e mancanza di libertà. Non lo possiamo permettere. Prima di tutto, l'Italia e gli Italiani". E Giorgia Meloni (Fdi): "Tanti italiani in difficoltà, le misure non funzionano". Il senatore di Forza Italia Andrea Cangini punta sul settore della cultura: "Forza Italia lamenta l'insensibilita' del governo e si impegna non solo a sostenere le filiere interessate in questo drammatico momento di crisi, ma a fare in modo che il valore strategico della cultura venga finalmentericonosciuto e adeguatamente onorato". Per i Verdi nel nuovo Dpcm "manca un piano". Fratelli d'Italia lamenta l'assenza "di una strategia sulla scuola".

L'Arcigay

"Il fatto che l'allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di 'congiuntì, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti". Così Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.

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