Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Pd, Renzi al Lingotto attacca gli scissionisti: "La partita inizia ora"

Il segretario uscente: "Questa comunità non si rompre". A Torino anche il premier Gentiloni

Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Maurizio Martina sul palco del Lingotto (Ansa)

Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Maurizio Martina sul palco del Lingotto (Ansa)

Torino, 12 marzo 2017 - "La partita inizia adesso". Matteo Renzi chiude la convention al Lingotto di Torino da cui lancia ufficialmente la sua campagna per le primarie del Pd del 30 aprile. Tre giorni di incontri e confronto perché - dice il segretario uscente - nella corsa alla guida del partito "vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte". "Nelle scorse settimane oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd perché c'è stato un momento di debolezza innanzitutto mia. Ma non si sono accorti che c'è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd, indipendentemente dalla leadership: si mettano il cuore in pace, c'era prima e ci sarà dopo di noi e ora cammina con noi", dice l'ex premier, sottolineando che "non si è di sinistra solo perché si canta Bandiera Rossa con il pugno chiuso in un teatro".

L'INTERVENTO COMPLETO

CASO NAPOLI - Un attacco diretto agli scissionisti, quindi. Ma il segretario uscente riserva parole dure anche a Luigi De Magistris. "Ci sono argomenti su cui non possiamo girarci intorno: no alle alleanze con chi non accetta il principio di legalità che non è un valore di parte ma di tutti. Quando un sindaco si schiera con chi sfascia la città per non far parlare qualcuno quella non è una cosa da Pd - dice -. E quanto un parlamentare chiede di parlare lo deve fare, noi siamo dalla parte di quel parlamentare anche se dice cose che non stanno né in cielo né in terra, proprio perché si chiama Matteo Salvini che vogliamo sconfiggere alle elezioni. Ma deve parlare come devono parlare tutti".

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M5S - Stoccate anche ai Cinque Stelle, "che in questi giorni hanno detto parole infami su alcuni di noi". "Rinunciate all'immunità e prendetevi le querele", prosegue rivolgendo parole di solidarietà "a una persona che è stata indagata e sulla quale c'è stata grande polemica". "Chi? Il sindaco di Roma Virginia Raggi... ", aggiunge rivolto alla platea. Poi sorride. "C'è rimasto male?", dice a chi si aspettava che citasse le persone coinvolte nel caso Consip. E ricorda: "Non si può essere garantisti a giorni alterni". 

LA SFIDA -  "Hanno passato tre mesi a discutere se il mio carattere era cambiato. Noi vogliamo cambiare l'Italia, non il mio carattere", dice Renzi che invoca il "noi" e il senso di comunità. Una comunità fatta di giovani, di "Millenials" che "dobbiamo andare a prendere perchè sono pieni di valori", di quarantenni che devono scendere in campo con più energia ("La scelta di Maurizio Martina non è coreografica, è un impegno vero"), ma anche di anziani. "Ai più anziani diciamo che sono il nostro riferimento più forte a livello elettorale e abbiamo bisogno di loro: reinnamorarsi della politica a una certa età è una cosa bella...". Quindi la chiusura: "Noi non ci rassegniamo a tornare indietro nella storia, perché rivendichiamo il futuro. Lo spazio del cambiamento è qui e adesso, anche mettendosi in discussione su sicurezza e cultura".

GENTILONI - Nel capoluogo piemontese anche il premier Paolo Gentiloni, che sale sul palco dopo il discorso e a cui la platea aveva tributato un grande applauso quando Renzi gli dice: "Bentornato a casa tua, siamo felici di lavorare insieme a te". 

Nessun intervento però per il presidente del Consiglio, a differenza dei ministri Graziano Delrio, Marianna Madia e Valeria Fedeli che hanno parlato in mattinata. Così come il titolare del Viminale, Marco Minniti, che ha sottolineato come "non c'è leadership senza partito ma non c'è partito senza una leadership forte e chi ha una leadership forte se la conserva. Chi ha una leadership giovane e riformista la discute, se del caso la corregge ma non la ammazza - ha aggiunto -. Dobbiamo liberarci dalla sindrome della sinistra che ammazza i suoi figli, come ha fatto per troppo tempo". Sul palco anche del deputato Matteo Richetti, dell'ex sindaco Piero Fassino, dell'eurodeputata Cecile Kyenge e del sottosegretario Tommaso Nannicini.

ORLANDO - Dal Teatro Eliseo di Roma, intanto, l'altro candidato Andrea Orlando guarda con favore alla possibilità di stringere alleanze per battere la destra. "Noi dobbiamo guardarci intorno e, sulla base di un patto politico programmatico, proporre un'alleanza larga: questo non è il momento di mettere paletti ma di costruire ponti", ha detto raccogliendo l'appoggio del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ("Occorre ricostruire, non occorrono leader che impongono").

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