Roma, 17 ottobre 2016 - PRESIDENTE Renzi, la legge di bilancio sembra avere due facce: da un lato si prosegue lungo la linea della riduzione delle imposte per le imprese, dall’altro s’introducono interventi spot sotto forma di bonus e modeste risorse elargite a pioggia. Perché non utilizzare tutte le risorse per la crescita?
«Le tasse continuano ad andare giù. Questa è la realtà. Dopo 80 euro, prima casa, tasse agricole, Irap costo del lavoro, Jobs Act, adesso è la volta dell’Ires, dell’Iri e dell’iperammortamento. Da quattro manovre la direzione è sempre quella: giù le tasse. Quanto ai bonus, non capisco la critica. Dare una mano alle pensioni minime è una risorsa elargita a pioggia? Coprire le spese per epatite C, farmaci oncologici o vaccini è una risorsa elargita a pioggia? Finanziare la scuola dell’infanzia sulla base del modello Reggio Emilia è una risorsa elargita a pioggia? L’Italia deve crescere, siamo d’accordo. Ma crescere non solo come Pil. Anche nei valori, dalla scuola alla sanità. Ed è questo che stiamo cercando di fare».
D’Alema dice che è una manovra elettorale che cura solo gli interessi di Confindustria...
«D’Alema si dev’essere distratto, gli ricordo che l’impegno sull’Ires fu assunto dall’Assemblea nazionale del Pd nel luglio 2015. Il fatto che ci siano buone notizie per tutti dovrebbe renderlo felice, invece lo vedo nervoso anche su questo... Problema suo».
L’ex ministro Visco sostiene che chiudere Equitalia sia un modo per strizzare l’occhio agli evasori fiscali e all’elettorato grillino.
«Equitalia è una creatura di Visco. Capisco il suo dolore mentre la chiudiamo. Ma il punto è che il suo approccio al fisco non è il nostro. Noi non vogliamo vessare il cittadino, ma chiedergli una mano. Farlo cooperare. Se mi scordo di pagare una multa, deve arrivarmi un sms non un ufficiale giudiziario. E le sanzioni non devono scattare subito con un tasso impressionante. Quanto all’evasione fiscale ricordo all’ex ministro Visco che nessun governo ha recuperato dall’evasione quanto il nostro: quasi 15 miliardi di euro. Come sempre in politica, c’è chi parla. E c’è chi fa».
La revisione della spesa e le coperture vengono considerati due elementi critici della manovra: la prima perché limitata, le seconde perché ritenute aleatorie. Non c’è il rischio di una manovra correttiva in primavera?
«Sono anni che ci dicono ‘avete fatto male i conti, ci sarà la manovra correttiva in primavera’. Non è mai stato così, continuerà a non essere così. La verità è che noi stiamo restituendo ai cittadini una parte dei denari che le Istituzioni si sono prese negli anni. E stiamo cercando di semplificare il quadro istituzionale, togliendo poltrone e privilegi alla casta romana, non soldi ai cittadini. Questa cosa ancora non riescono a digerirla».
L’ex commissario alla spending review Roberto Perotti ha rinunciato all’incarico dicendo che non c’è la volontà politica di tagliare la spesa pubblica...
«Perotti ha detto una cosa diversa. Ha detto che i tagli li abbiamo fatti, ma poi abbiamo investito in altre voci. E ha ragione. Abbiamo fatto revisione della spesa per circa trenta miliardi di euro: pensi che Cottarelli tre anni fa diceva che si sarebbe accontentato di venti. Però questi trenta miliardi di spesa ‘ripensati’ li abbiamo in parte ridistribuiti. E qui, se permette, sono ragioni politiche. Io ad esempio ho sempre messo più soldi in sanità, scuola e cultura: se lei guarda, questi capitoli da quando ci siamo noi crescono in modo serio. Ma come ci hanno insegnato i nostri vecchi non si possono fare tagli sulla salute e sull’educazione».
Il capitolo pensioni, frutto di una trattativa con il sindacato, resterà un caso isolato o indica la volontà di riprendere la concertazione con le parti sociali?
«Dipenderà molto anche dal sindacato. Hanno voglia di discutere di pubblico impiego? Noi ci siamo. A condizione che si faccia sul serio. Sulle pensioni ha prevalso il buon senso. Vediamo se si ripeteranno sul pubblico impiego».
Il rapporto con l’Europa rimane difficile. Filtrano già giudizi negativi sulla misura del deficit-pil al 2,3%. Fino a che punto vi spingerete nella sfida con Bruxelles, ammesso che sia una sfida?
«Aspettiamo di conoscere le resistenze dell’Europa. Vogliono forse dire che spendiamo troppo sull’immigrazione? Grande considerazione. Se gli europei ci aiutano ad accogliere, se diventano meno egoisti noi risparmiamo molti soldi. Lo dirò con buona educazione ma anche con chiarezza al prossimo Consiglio europeo».
Stiamo contrattando per ottenere poco, non valeva la pena di forzare la mano per incassare risorse tali da rimettere davvero in moto l’economia?
«Avremmo potuto fare come la Spagna e arrivare al 5%, ma col debito pubblico che grava sul nostro Paese ci sarebbero saltati al collo. Dia retta a me, più di così non si poteva chiedere».
Bersani ha già cominciato a criticare la manovra. Crede che, in piena campagna referendaria, il percorso parlamentare della legge di bilancio possa diventare terreno di scontro con la minoranza del suo partito?
«Bersani ha già cambiato idea su tutto, dal ballottaggio alle preferenze fino alle riforme costituzionali. Quando era il capo, Bersani richiamava al rispetto della ditta mentre adesso che è opposizione ha cambiato idea anche su questo. Non mi stupirei a questo punto se cambiasse idea ancora e diventasse sostenitore della necessità dei tagli alla sanità. Mi pare che gli italiani abbiano sufficienti elementi per giudicare in libertà».
Sarebbe utile una tregua almeno su questo ambito?
«Non ho nessuna tregua da dichiarare semplicemente perché non ho fatto la guerra, a nessuno».
È possibile che, prima del 4 dicembre, la Direzione del Pd si dichiari favorevole all’approvazione della proposta Chiti-Fornaro per rendere elettivi i consiglieri regionali che faranno parte del nuovo Senato?
«Lo abbiamo già fatto. Peraltro su mia proposta. L’idea di Vannino Chiti sull’elezione dei rappresentanti del nuovo Senato è l’idea di tutto il Pd. Questo comporta due corollari. Il primo è che questa sarà la proposta incardinata da tutto il Pd quando inizieremo a discuterne in Senato. Il secondo è che chi dice che con il nuovo Senato i senatori non saranno eletti ma nominati dice una bugia. Se stiamo discutendo di quale sarà la legge elettorale dei senatori vuol dire che saranno eletti, no? Certo: il Senato conterà meno. E i senatori non avranno indennità oltre a quella di sindaco o consigliere regionale. Ma risparmiare non mi sembra una lesione della democrazia. Siamo contro la burocrazia, non contro la democrazia, noi».
Si discute molto della prossima missione Nato ai confini con la Russia, non crede che gli Stati Uniti stiano premendo troppo su Putin?
«La missione Nato è una decisione presa mesi fa, comunicata in Parlamento. Magari qualche parlamentare dell’opposizione non ha aperto l’email o non ha capito l’ordine del giorno, succede spesso, pare. Quanto al rapporto con la Russia, noi siamo da sempre in prima fila per aiutare a svelenire il clima. Ma occorre che da tutte le parti ci sia il rispetto per gli accordi internazionali che sono stati siglati, a cominciare da quelli di Minsk tra Ucraina e Russia. E che per Aleppo si lavori finalmente per restituire speranza e pace a quel popolo martoriato».
Che cosa si aspetta dall’incontro di domani con Obama?
«Il fatto che Obama abbia invitato l’Italia per l’ultima cena di Stato la dice lunga sul rapporto tra i nostri governi e i nostri Paesi. Sono molto fiero di questo. Considero Obama un grande leader e penso che tanti lo ricorderanno come un grande presidente. Quanto a noi, ho chiesto di portare alla Casa Bianca alcune personalità italiane di livello, a cominciare da alcune donne di valore. Fabiola Gianotti, la più grande scienziata italiana, Paola Antonelli tra le più importanti donne della cultura mondiale, Giusi Nicolini sindaca di Lampedusa. E la meravigliosa Bebe Vio, giovane campionessa paralimpica che dimostra con il suo entusiasmo che si possono vincere tutte le sfide. Abbiamo costruito una delegazione che mostrasse un volto appassionato e competente dell’Italia di oggi».
Oggi inizierà un tour in Toscana, con quale obiettivo?
«Utilizzo il ritaglio di tempo prima della partenza per la Casa Bianca per salutare gli stati generali della lingua italiana a Firenze, per inaugurare nuovi investimenti della Breda Hitachi a Pistoia e per presentare con il ministro Calenda gli investimenti su Italia 4.0 al Sant’Anna di Pisa. Occasioni istituzionali, non referendarie, per stimolare la nostra terra a credere nel futuro».