Roma, 30 maggio 2017 - La nuova legge elettorale rischia di spaccare il governo. L'intesa a tre sul modello tedesco con la soglia di sbarramento fissata al 5% non piace ai piccoli partiti, Alternativa popolare in testa. Se l'accordo tra Pd, M5S e Forza Italia dovesse andare in porto, inoltre, si potrebbe andare al voto già in autunno, anche se il premier Paolo Gentiloni prova a rassicurare. "Confermo che il governo è nella pienezza dei suoi poteri e ha degli impegni che intende mantenere", ha detto infatti il presidente del Consiglio pur ribadendo di augurarsi "un'intesa sulla legge elettorale".
"Soglia del 5% è un elemento chiave"
RENZI - A fine giornata, dalla Direzione del Pd, dice la sua Matteo Renzi: "La soglia al 5% è un elemento inamovibile del sistema tedesco e deve restare un altro elemento chiave, la scheda deve avere i nomi. Sono due elementi cardine". E all'accusa di puntare con questo sistema elettorale all'intesa con l'ex Cav, replica: "La banale semplificazione dell'inciucio con Berlusconi è talmente stancante da aver perso anche l'elemento di divertimento iniziale". Sui tempi: "Vi propongo di votare la relazione con il consenso del Pd per andare ad accettare il sistema tedesco con quella indicazione sulla data entro la prima settimana di luglio, perché altrimenti non si fa più". E ammette: "Io non sono un entusiasta di un sistema proporzionale con soglia al 5%" ma "la nostra serietà è quella di offrire al Paese un sistema che abbia un consenso più ampio possibile", aggiunge. "Il punto chiave del sistema tedesco è che noi siano davanti al bivio di una soluzione che porta alla pacificazione istituzionale, con l'80 per cento dei partiti che lo vuole e porta il paese a ordinato svolgimento del passaggio elettorale senza forzature". La proposta sul sistema tedesco è stata approvata dalla direzione Pd. Si sono astenuti 33 membri, tra i quali gli esponenti della mozione Orlando.
'Il punto qualificante è che il sistema proporzionale ha il 5%, elemento inamovibile del sistema tedesco' @matteorenzi #direzionePD
— Partito Democratico (@pdnetwork) 30 maggio 2017
ALFANO - L'ipotesi di elezioni anticipate, comunque, non piace al ministro degli Esteri, Angelino Alfano. "Non capisco l'impazienza del Pd di portare l'Italia alle urne tre o quattro mesi prima: questa impazienza ha un costo salatissimo", dichiara il capo della Farnesina a margine di un convegno. "Noi - aggiunge il leader di Alternativa popolare - siamo disponibili a dare una mano sulla legge elettorale se non diventerà oggetto di questa mercanzia così costosa per gli italiani". Alfano ha quindi rivolto "un appello al Pd prima della loro direzione: pensino all'Italia, pensino al danno che questa impazienza può fare alla nostra economia e a quanti miliardi di euro corrisponde il conto salato che si rischia di far pagare all'economia italiana, all'Italia e agli italiani per l'impazienza di rientrare a Palazzo Chigi".
Alfano, però, precisa anche di non aver "posto la questione della soglia, ma una questione di principio sulla legge elettorale, perché ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%". "Ci sono tante forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato disponibilità ad aggregare una coalizione liberale popolare che supererà la soglia, se sarà quella".
BERLUSCONI - E di soglia di sbarramento parla anche il leader di Forza Italia. "Oggi leggevo i giornali che dicevano 'Berlusconi è in disaccordo alla soglia del 5%', ma è esattamente il contrario, fosse per me lo porterei all'8%", ha detto il Cavaliere alla cerimonia della 'Rosa Camuna 2017', durante la quale è stato premiato come ex presidente del Milan. Berlusconi smentisce però che con il Partito democratico si sia instaurato un nuovo 'patto del Nazareno'. "Abbiamo parlato solo di regole e di legge elettorale - ha risposto a una domanda dei giornalisti -. Ma d'altra parte anche il 'patto del Nazareno' non era su questioni politiche ma sulle regole".
"Elezioni in autunno sono un salto nel buio"
ORLANDIANI - Il tema centrale del dibattito politico resta il voto anticipato. Un argomento che preoccupa anche all'interno del Pd. "Puntare a elezioni in autunno, subordinando a questa scelta la legge elettorale, rischiando l'esercizio provvisorio di bilancio che alimenterebbe spinte ad attacchi di speculazione finanziaria, colpendo finanze pubbliche, imprese e cittadini, significherebbe assumersi la gravissima responsabilità di un salto nel buio", scrivono infatti in un documento 31 senatori vicini ad Andrea Orlando, che allo stesso tempo esprimono la loro contrarietà a un ritorno del proporzionale. "Sosteniamo con determinazione la necessità che il Pd tenga fermo il principio dell'equilibrio tra governabilità e rappresentanza quale requisito non contrattabile nel doveroso confronto parlamentare con tutti i partiti e movimenti, scongiurando ogni ipotesi proporzionalistica, che produrrebbe ingovernabilità ed instabilità, ripristinando il potere di scelta dei parlamentari da parte dei cittadini", aggiungono.
DI MAIO - Ma c'è anche chi invoca un rapido ritorno alle urne. "Per quanto ci riguarda diciamo di andare a votare il prima possibile. Le manovre correttive di bilancio le faremo noi con un governo cinque stelle perché crediamo di poter arrivare al Governo", dice Luigi Di Maio. "Il modello tedesco - prosegue l'esponente grillo e vice presidente della Camera - permette ad una forza politica di avere il 40% dei consensi e di avere la maggioranza al governo. Noi siamo fiduciosi di poter vincere le prossime elezioni"