Roma, 4 ottobre 2017 - Il rischio c'è. Il tema è scivoloso. Si chiama Ius soli e divide divide divide. Tanto divide che il Governo decide di rimandarlo. Poi, però, si apre uno spiraglio (anche per un'appassionata campagna dei Radicali Italiani) e parecchi parlamentari si muovono. Facendo lo sciopero della fame a staffetta. Molti sono del Pd (Luigi Manconi su tutti). Moltissimi di Mdp (il dalemiano di ferro ed ex sindaco di Brescia Paolo Corsini, a esempio). Ma il bello della storia (o il brutto, a seconda dei punti di vista) è che allo sciopero della fame aderisce anche Graziano Delrio, potente ministro dei Trasporti. Insomma, non uno qualunque. Che già si scontrò sul tema dei migranti (e delle Ong) col suo compagno di partito Marco Minniti, titolare del dicastero dell'Interno. Scontro ricordato con ironia alla chiusura della Festa dell'Unità di Imola anche da parte di Matteo Renzi.
Dunque, la situazione si complica. E Arturo Scotto, esponente di punta di Mdp ha buon gioco a dire (mettendo nel mirino Delrio): "Apprezzo da sempre la sensibilità di Graziano Delrio sui temi dell'immigrazione. L'ho difeso nello scontro con Minniti un mese fa sulle Ong. E lo rifarei altre cento volte. Ma adesso francamente non capisco: un ministro della Repubblica non fa lo sciopero della fame su un provvedimento come lo Ius soli bloccato dalla stessa maggioranza che sostiene il governo di cui è membro. In nessun paese del mondo funziona così. Se questa legge è così dirimente per la coscienza di Delrio, non servono scioperi della fame ma atti politici concreti. Fino ad arrivare a lasciare quel governo. Altrimenti è solo un'operazione pubblicitaria. E non va bene. Non si possono fare troppe parti in commedia".