Lunedì 4 Novembre 2024

Direzione Pd, Renzi: "Non temiamo il voto"

Aperta la crisi di governo. L'intervento al Nazareno tra i big del Partito democratico. Manovra ok in Senato: è legge Manovra, via libera definitivo in Senato. Le novità della legge di Bilancio

Matteo Renzi lascia il Colle (Ansa)

Matteo Renzi lascia il Colle (Ansa)

Roma, 7 dicembre 2016 - Governo di tutti i partiti o al voto subito dopo la sentenza della Consulta sull'Italicum. E' questa la linea di Matteo Renzi, espressa chiaramente durante la direzione Pd, appuntamento principale della giornata oltre all'approvazione della manovra, licenziata nel primo pomeriggio in Senato. Dopo il suo intervento al Nazareno, Renzi si è diretto al Colle dove è arrivato puntualissimo alle 19, come annunciato, per rassegnare le sue dimissioni formali. Dopo mezz'ora, il segretario del Pd ha lasciato il Quirinale. Alle 20 l'annuncio ufficiale del Colle: "Matteo Renzi ha rassegnato le dimissioni da Presidente del Consiglio". Da domani alle 18 il Presidente Mattarella comincerà le consultazioni. Le opposizioni: subito al voto. 

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CONSULTAZIONI - Mattarella incontrerà domani il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente emerito Giorgio Napolitano. Lo si legge in un comunicato del Quirinale che fornisce il calendario delle consultazioni.

SCHEDA / Il calendario delle consultazioni. Sabato giornata clou.

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IL DISCORSO DI RENZI IN DIREZIONE PD

IL DISCORSO  - "Abbraccio chi diceva che non volevo dimettermi", ironizza Renzi aprendo il suo discorso, durato circa 19 minuti. E dopo aver rivendicato "con orgoglio" il lavoro svolto dall'esecutivo, passa al tema caldo della giornata:  "Noi non abbiamo paura di niente e di nessuno, se le altre forze politiche vogliono andare a votare dopo la sentenza della Consulta lo dicano chiaramente". Perché "non possiamo essere tratteggiati noi" a sostenere "come 'il quarto governo non votato dal popolo". Nel caso di un esecutivo di scopo "la responsabilità deve essere di tutti", dice il segretario dem alla direzione del Pd confermando quanto anticipato nella enews. E ancora: "Siamo il partito di maggioranza relativa. Dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica a chiudere la crisi" di governo "nelle modalità che individuerà". Per le consultazioni si tira fuori: "Propongo che ci sia una delegazione al Quirinale composta da uno dei due vicesegretari, Guerini, dal presidente" Matteo Orfini "e dai due capigruppo" Ettore Rosato e Luigi Zanda. Renzi propone anche "che la direzione sia convocata in modo permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire quando vi saranno elementi di novità". Non manca la frecciata ad alcuni suoi colleghi di partito: "So che qualcuno ha festeggiato in modo prorompente la decisione di dimettermi, lo stile è come il coraggio di Don Abbondio. Non giudico e non biasimo ma osservo e rilancio: alzo il calice festeggiando questo momento perché quando sei stato indicato dal Pd a fare il premier hai la fortuna di poter governare e per come la vedo non hai il diritto di mettere il broncio, chi usa il broncio o il vittimismo come elemento di iniziativa politica fa danno a sé stesso". Quindi l'intervento di Walter Tocci, esponente della minoranza dem che non ha rinunciato a parlare nonostante i vertici del partito avessero precisato il dibattito era rinviato. "Oggi viene prima l'Italia: c'è una procedura istituzionale ancora in corso. Non è il caso di mettersi a dichiarare", riferiscono altre fonti della minoranza al termine dell'intervento del premier. Accuse via Facebook dal governatore della Puglia Michele Emiliano: "Negare il dibattito in direzione mortifica ogni dignità". Nessuna critica da Gianni Cuperlo che sottolinea come serva un governo per portare a termine "una legge elettorale condivisa".

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RESSA AL NAZARENO - Al Nazareno ci sono solo sostenitori del segretario. "Forza Matteo, non mollare". Applausi per deputati e senatori, fischi per Francesco Boccia e per il bersaniano Nico Stumpo. Timidi applausi per Gianni Cuperlo. Ma quando quello che è uno dei leader della minoranza sfila davanti all'ingresso della sede, si alza un coro: "Elezioni! Elezioni! Elezioni!". Lui gira appena la testa e sorride incerto.

Renzi, saluto con autografo su Twitter: "Ciao a tutti!!! E grazie"

Manovra, via libera definitivo in Senato. Le novità della legge di Bilancio 

VOTO - Chiarita la linea di Renzi (e del Pd) sul voto, la palla passa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, dopo quella di oggi a Milano, ha annullato anche la visita di lunedì 12 dicembre a Bologna. Per il presidente della Repubblica è "inconcepibile" che le elezioni siano convocate prima di approvare una nuova legge elettorale, omogenea per Camera e Senato e quindi con un altro intervento del Parlamento da realizzare solo dopo la decisione della Corte Costituzionale.

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GLI SCHIERAMENTI IN CAMPO - Anche nello stesso Pd ci sono diverse correnti contrarie alle elezioni subito. I frenatori del voto anticipato si chiamano Franceschini Dario (ex Dc-Ppi, ex vice di Veltroni, ministro, leader di Area dem, 80/90 parlamentari, di cui 50 deputati e 40 senatori, 20% dei voti in Direzione), Orfini Matteo (presidente del Pd, ex dalemiano, capofila dei Giovani Turchi, 6 parlamentari, quasi tutti deputati, 12% in Direzione) e Andrea Orlando (ministro, falso – pare – che abbia litigato con Orfini, ma più sensibile di lui agli umori della sinistra interna), Martina Maurizio (ministro, leader della nuova corrente, nata dalla rottura con Bersani, ‘Sinistra&cambiamento’, 70 parlamentari: 50 deputati, 20 senatori), Beppe Fioroni (30 deputati, leader dei Popdem ex Dc). Per alcuni di loro andare al voto sarebbe "da irresponsabili".  Anche Giorgio Napolitano interviene sull'ipotesi di voto anticipato. "Io non le posso dire niente perché non l'ho capita", risponde il Presidente emerito a chi gli chiede un commento sull'ipotesi di urne subito. "L'ho trovata tecnicamente incomprensibile", aggiunge l'ex Capo dello Stato 

La galassia del Pd
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