Roma, 19 luglio 2017 - C’è la fila davanti al villone di Arcore di tutti quelli che vogliono tornare all’ovile in vista delle elezioni. In parte vengono frenati per non indebolire troppo il governo – un guaio se cadesse ora, troppi sono ancora gli aspetti da definire prima di andare a votare, a cominciare dall’alleanza con la Lega –, ma altri si stanno avvicinando a grandi passi, con la benedizione del Cavaliere. È questione di giorni perché il ministro Enrico Costa venga accolto assieme al sottosegretario al lavoro, Cassano, per creare accanto a FI una componente liberale al fianco di esponenti di Scelta civica che hanno già saltato il fosso. Qui è destinato ad accasarsi l’ex leghista Flavio Tosi, avversario fino a tre settimane fa di Berlusconi. A Verona la compagna, Patrizia Bisinella, ha conteso fino all’ultimo al ballottaggio la poltrona di sindaco al candidato del centrodestra, Federico Sboarina: ora andranno a braccetto. Un altro pugno nello stomaco del leader leghista Salvini, che lo ha buttato fuori dal movimento, e ancora non ha digerito le voci secondo cui l’ex premier vedrebbe di buon occhio una candidatura a premier di Maroni. «Se tocca alla Lega indicare il premier, sarò io», scandisce. Ha voglia Berlusconi di smentire una tentazione simile («abbiamo cenato insieme, ma solo per parlare di Lombardia») se poi imbarca il nemico giurato del Matteo milanese: in attesa di sapere con che sistema si andrà a votare, il Cavaliere continua a tessere la sua tela. Anche con Renzi: consapevole dell’irritazione dell’ex premier per una voce che circola in giro secondo cui tratterebbe con Franceschini per portare a casa una legge elettorale di stampo tedesco con premio alla coalizione, lo rassicura: «Nessun contatto con esponenti del Pd al di fuori dei normali rapporti tra i gruppi parlamentari», puntualizza.
In queste ore, il Cavaliere si crogiola nella ritrovata centralità politica che lo porta di nuovo a essere un polo di attrazione a trecentosessanta gradi. In attesa di capire quale sarà il sistema di voto, sta lavorando per collocare i cattolici ‘esuli’ del centrosinistra con Gianfranco Rotondi, in un raggruppamento che dovrebbe fare da pendant a quello laico con Costa e Tosi. Da notare che l’assedio al fortino azzurro fa storcere più d’un naso tra i forzisti: per dire, 36 coordinatori di altrettanti club nei giorni scorsi hanno messo nero su bianco la propria preoccupazione per un’invasione inimmaginabile fino a qualche mese fa. E pure nei gruppi parlamentari il clima è infuocato. Il Cavaliere minimizza, getta acqua sul fuoco ma va avanti nel suo disegno con un unico punto fermo: quello di non indebolire troppo il governo. Ragion per cui le tre senatrici ‘tosiane’ (Munerato, Bisinella e Bellot) restano nel gruppo misto. Per ora.