SE È UN SOGNO , non svegliateci please. Anche Flavia Pennetta era incredula, dopo il dritto vincente sul matchpoint: si copre il viso per un attimo, poi ascolta quel dolcissimo «Game, set and match!» e può finalmente sfoggiare il suo colpo migliore insieme al rovescio: il sorriso che incanta. In quel momento non sapeva ancora che nella finale degli US Open avrebbe trovato Roberta Vinci, in un affascinante e inimmaginabile derby pugliese. A 33 anni, una straordinaria Pennetta ha giocato la partita della vita in una data simbolica come l’11 settembre e disputerà la prima finale Slam in carriera contro un’amica quasi coetanea che ha iniziato a sfidare quando aveva dieci anni: mai un’azzurra era arrivata all’ultimo atto di un Major al di fuori del Roland Garros.
COME SE NON BASTASSE , Flavia si è tolta lo sfizio di battere due top 5: nei quarti la n.4 Petra Kvitova e ieri la n.2 Simona Halep, nettamente favorita alla vigilia per i bookmakers. La brindisina ha rovesciato il pronostico dominando 6-1, 6-3 in 59 minuti, il tempo di una lezione di tennis. «Strepitosa!», ha puntualmente twittato il fidanzato Fabio Fognini. La mattinata newyorkese ha regalato 22 gradi, dieci in meno del solito, e sul prestigioso Arthur Ashe Stadium l’equilibrio è durato per i primi due game. La brindisina prende subito in mano il pallino del gioco e non lo molla più. La 23enne romena, seconda tennista del mondo che finora però vanta solo una finale al Roland Garros 2014, va in confusione, mentre la nostra giocatrice diventa padrona del campo e sigilla il primo set con la specialità della casa, il rovescio lungolinea. Incitata in tribuna dal coach spagnolo Salvador Navarro, nel secondo parziale la Pennetta va sotto 1-3, ma reagisce con orgoglio e porta a casa gli ultimi cinque game di fila, chiudendo con 23 vincenti e solo 16 errori gratuiti. In classifica è già sicura di salire da n.26 a n.16. «Vedere frustrata la n.2 del mondo non è male – ha detto una Flavia al settimo cielo –. Sono felicissima, ho giocato davvero bene e sono riuscita a rimanere concentrata anche quando ero in svantaggio nel secondo set. E’ fantastico, perché venti giorni fa il mio fisioterapista mi ha chiesto se pensassi di vincere uno Slam o di arrivare in finale, e gli ho risposto di no. Le soddisfazioni più grandi arrivano quando non te lo aspetti. Adesso sono qui e darò tutto quello che ho». Nella città che non dorme mai, il sogno a occhi aperti è diventato realtà.