Domenica 29 Dicembre 2024
LORENZO SANI
Esteri

Hasna, bionda, bella, devota alla Jihad. Prima kamikaze nel cuore dell'Europa

Storia di Hasna, 26 anni, dirigente d'azienda dalla doppia vita. Nata a Noprd di Parigi, definiva la Francia "un Paese di infedeli"

La kamikaze Hasna: foto postata sul suo profilo Twitter (Olycom)

IL DESTINO era scritto nel nome che le avevano imposto quando nacque 26 anni fa, il 12 agosto 1989, a Bobigny, 50 mila abitanti, il più importante comune del dipartimento Senna Saint-Denis, Nord di Parigi. In lingua araba, infatti, Hasna significa «bella e devota signora» e Hasna Aitboulahcen, devota alla jihad lo è stata al punto di sacrificare la vita.

La prima azione di una donna kamikaze non solo in Francia, ma in tutta Europa. Hasna era cugina per parte materna di Abdelhamid Abaaoud, il terrorista belga-marocchino considerato la mente degli attentati parigini.

Era anche bella, Hasna, sempre pensando al suo nome, con quei capelli lunghi e biondi che le davano un’immagine decisamente occidentale.

 

SAREBBE stato proprio intercettando le sue comunicazioni che le forze speciali impegnate nel bitz in rue du Corbillon, a Saint-Denis, avrebbero individuato il covo jihadista. La donna aveva una doppia vita: dirigente d’azienda alla luce del sole, guerrigliera jihadista nell’oscurità delle frequentazioni. A più riprerse aveva manifestato l’intenzione di unirsi alla forza militare dell’Isis in territorio siriano o iracheno, ma si era anche resa disponibile ad agire in Francia, che definiva «Paese di infedeli».

Dal 2013 Hasna era direttore generale di una società di costruzioni fondata nel 2011 a Epinay-sur-Seine, a poco più di 5 km dalla zona di Saint-Denis in cui si è fatta esplodere davanti dai poliziotti. Il suo profilo figura nei siti di ricerca personale, quadri alti. L’azienda che dirigeva è stata messa in liquidazione dal tribunale di Bobigny nel marzo 2014.

 

IN UN VIDEO girato con un telefono cellulare, e trasmesso da TF1, si distingue una parte del concitato colloquio tra la donna e gli agenti. «Dov’è il tuo ragazzo?» urla una testa di cuoio riferendosi al cugino di Hasna, Abdelhamid Abaaoud, il ricercato numero uno. «Non è il mio ragazzo! Non è il mio fidanzato!» li incalza lei, mentre in sottofondo risuonano i primi spari.

Sono le 4.15, il sole non è ancora sorto. Improvvisamente, davanti agli agenti delle forze speciali, è comparsa la donna: capelli lunghi, biondi. Indossa un gilet esplosivo. I militari le intimano con forza di deporre le armi e tenere ben visibili le mani. Ma Hasna affretta il passo, verso i militari. In quell’attimo c’è stata «un’esplosione fortissima» come ha riferito un testimone. «Molti vetri sono andati in frantumi».

 

PUR ESSENDO questo il primo caso in Europa di donna kamikaze, Hasna non è la prima europea a compiere tale azione definitiva. La cronaca ci riporta a Muriel Degauque, belga di Charleroi, convertita all’Islam. Aveva 38 anni nel 2005 quando azionò l’ordignio che portava addosso a Baghdad, riuscendo ad uccidere, oltre se stessa, un soldato americano.

Secondo la ricercatrice Fatima Lahnait, che ha pubblicato il rapporto ‘Kamikaze donna, jihad al femminile’, circa il 15 per cento dei kamikaze sono donne. Le abbiamo viste in azione nelle fila dei terroristi palestinesi, o di al Qaeda in Iraq, in Afghanistan, del Pkk turco, di Boko Haram in Nigeria, piuttosto che in quelle dei ceceni. Clamoroso l’assalto delle ‘vedove nere’ al teatro Dubrovka di Mosca. Pur non essendo le attentatrici suicide una rarità, lo Stato islamico sin dalla propria nascita ha impiegato le donne soprattutto nel reclutamento, per attirare attraverso il web potenziali combattenti in occidente, o possibili ‘spose’ per i mujaheddin.