Roma, 27 ottobre 2015 - PROFESSOR Pietro Antonio Migliaccio, dobbiamo bandire dalla nostra dieta prosciutto, insaccati e carne rossa? «Assolutamente no – risponde il nutrizionista, presidente della Società italiana di scienze dell’alimentazione e volto noto della televisione – perché, con tutto il rispetto per l’Organizzazione mondiale della sanità, non c’è una prova certa che metta in collegamento l’insorgenza dei tumori con il consumo di carne».
Eppure si parla di 800 ricerche esaminate. Le pare poco? «Questi studi spesso sono metanalisi, cioè si confrontano le ricerche degli ultimi dieci, venti anni e poi si tirano le conclusioni. Ecco perché dico che non c’è una prova certa».
Ci sta forse per suggerire di fare finta di niente? «A me interessa evitare la criminilizzazione di alcuni alimenti – sottolinea il professore – e poi non vorrei dare segnali allarmistici alla popolazione. Mi sembra esagerato. Non dimentichiamo che, se facciamo riferimento ai rischi dei conservanti, l’industria italiana e mondiale si è andata perfezionando negli anni. Quindi, se sono cambiati i prodotti, sono cambiati anche i risultati degli studi. L’alimentazione è una gratificazione e per questo non dobbiamo farci mancare niente».
Allora, diciamo che sul banco degli imputati potrebbe restare soltanto la carne alla griglia? «La carne alla griglia può sviluppare benzopirene, sostanza cancerogena, nella parte bruciata. Se la mangiamo una volta ogni tanto, e in quantità modesta, non accade nulla. Ma se la facciamo due volte al giorno, le cose cambiano».
E con il prosciutto, come dobbiamo comportarci? «È un ottimo prodotto italiano, da poter consumare tranquillamente, senza esagerare».
Lei ha ideato tante diete. Quante volte in una settimana possiamo portare a tavola la carne? «Non più di due volte. Ma non tanto perché la carne possa nuocere. Piuttosto, il discorso è un altro: non dobbiamo permettere che le bistecche tolgano spazio ad altri prodotti importanti per la nostra alimentazione».
Quali sono i componenti della carne? «Contiene proteine ad altissimo valore biologico e poi ferro, zinco e rame».
Con quali alimenti possiamo sostituire le fettine per variare i menù? «Con il pesce, le uova, i formaggi e i legumi. L’importante è variare. Il messaggio che deve arrivare ai consumatori è quello di alternare i prodotti, dal momento che nessun alimento è completo».
Insomma, un rinnovato invito alla nostra dieta mediterranea? «Certamente. Una dieta che prevede pasta, pane e cereali per l’assunzione dei carboidrati, e un moderato uso di alimenti di origine animale, di vino e di bevande a bassa gradazione alcolica».